Foto aerea di Sestri Levante -Tratta dal libro "Sestri Levante 1940
1945: gli anni della guerra" di Sandro Antonini.

 

Di Massimo Lagomarsini

 

1. PRIMO BOMBARDAMENTO A SESTRI LEVANTE 1° DICEMBRE 1943

 

C’erano molti colpi nell’estremità sud est dello scalo di smistamento, - scrisse. - Questi colpi erano in un’area dove si trova un piccolo ponte ferroviario che attraversa un canale. Un grande impianto industriale che si trova all’estremità sud est dello scalo di smistamento è stato parzialmente distrutto. C’è stata una grande esplosione nell’estremità sud dell’impianto e principi d’incendio sui lati nord ed est. Un magazzino all’estremità sud est dello scalo di smistamento è stato colpito e la stazione ferroviaria è stata danneggiata dall’esplosione. Molti grappoli di bombe sono andati oltre il bersaglio e sono caduti nei quartieri a nord ovest della città e sulla spiaggia. Sugli scali di smistamento vi sono circa 48 vagoni[1].

 

 

2. PRIMO BOMBARDAMENTO DEL CANTIERE DI RIVA TRIGOSO

 

Borgo Renà dopo un bombardamento -Tratta dal libro
"Sestri Levante 1940 1945: gli anni della guerra" di Sandro Antonini.

Il 15 marzo 1944, 10 “Spitfire” inglesi ma pilotati da aviatori americani provenienti dalla base di Borgo in Corsica, armati con 2 bombe dirompenti da 125 kg., attaccarono lo stabilimento dei Cantieri del Tirreno a Riva Trigoso. Vennero avvistati almeno un’ora prima dell’attacco, perché erano rimasti a volare in cerchio lontani sul mare e gli operai presenti al lavoro credettero ad una specie di “azione dimostrativa” senza conseguenze. I morti al termine dell’incursione furono 18, di cui 15 del solo cantiere, 40 i feriti; 5 le case distrutte e 8 quelle danneggiate. 

 

3. RAPPORTO DI ANALISTI AMERICANI SU ALTRI BOMBARDAMENTI DEL CANTIERE

 

Operational mission:

Alle 8,44 del 1° aprile 1944, 13 B-26 decollano per bombardare cantiere e officine di Riva Trigoso. Un aereo ha rinunciato alla missione per guasto alla torretta. 12 aerei sganciano sul bersaglio 86 bombe da 500 lbs. alle ore 11,02, dall’altezza di 10.000 piedi. 8 bombe sono cadute in ritardo a causa di un’avaria del congegno di sgancio. 2 bombe ritornate alla base. 12 aerei sono ritornati alle 12,54. Risultati: le bombe sono state viste cadere sul cantiere e sulle officine ed è stata osservata una grande esplosione nella zona delle officine. Buona copertura del bersaglio.

Assessment report:

C’è stata un’eccezionale concentrazione di bombe nell’area del bersaglio assegnato. I 9 scafi presenti sugli scali sono stati tutti danneggiati.

Esploratori classe "Capitani Romani" "V. Agrippa - C. Druso"
danneggiati sugli scali dai bombardamenti e poi demoliti.
Foto tratte dal libro: "Riva Trigoso - Il Cantiere e la sua storia" di
Edoardo Bo.

Due grosse navi in costruzione sono state seriamente danneggiate[2]. La maggioranza dei

fabbricati intorno hanno subito danni; le officine del lato sinistro hanno ricevuto molti colpi. La grande officina ha ricevuto 3 colpi e molti scoppi ravvicinati. Il parco lamiere ha incassato molti colpi, come l’officina galvanizzazione[3].

 

 

4. ANCORA BOMBARDAMENTI SUL CANTIERE DI RIVA TRIGOSO

 

   Nella notte tra il 3 ed il 4 1944 settembre i “Beaufighter” del 272° Squadron attaccarono i K.T. (Kriegstransport) costruiti nei Cantieri del Tirreno su progetto tedesco e utilizzati per il trasporto di rifornimenti, uomini e minerale verso Genova. Appena oltrepassato il porto si verificò l’attacco; la contraerea a bordo dei K.T. rispose ed un “Beaufighter” fu abbattuto. Morirono due soldati tedeschi ed i due uomini che costituivano l’equipaggio dell’aereo. La stessa notte, un altro aereo di identico tipo individuò un’imbarcazione   (forse un leudo ligure requisito dai tedeschi) attraccata al pontile Margherita, sul lungomare Adua, a metà strada tra il centro cittadino ed il porto. L’imbarcazione fu colpita, ma la sua contraerea riuscì a rispondere colpendo a sua volta l’aereo, che si inabissò poche centinaia di metri al largo con l’equipaggio.[4] Infine, il 6 gennaio 1945, alle ore 14,45, sei cacciabombardieri P-47 “Thunderbolt” appartenenti all’86^ “Fighter group” bombardarono il porto di Sestri Levante ed in questo un motoveliero tedesco da 150 tonnellate, senza alcun risultato apparente. Un P-47 venne colpito in avvicinamento dalla batteria contraerea installata sulla collina di Bardi a difesa dei cantieri di Riva Trigoso. Il pilota riuscì a lanciarsi con il paracadute oltre punta Manara, ma le imbarcazioni staccatesi dalla spiaggia per andare a riprenderlo ritornarono indietro com’erano partite: probabilmente ferito, egli morì a contatto dell’acqua ed il suo corpo non venne mai ritrovato[5]. Nome del pilota: Kenneth Bostard

  

 

5. CHI ERA “PIPPO”

 

Sui tipi e le provenienze dei vari bombardieri notturni si possono citare: il PV-1 “Ventura”, un pattugliatore che giungeva dalla base di Alghero, in Sardegna; il Bristol “Beaufighter” un caccia notturno ed il “Wellington”, un bombardiere medio, provenienti anch’essi da Alghero; il “Warwick” dell’”Air sea rescue” per ricerca e soccorso in servizio presso numerose basi; l’A-20 “Havoc Boston”, un bombardiere leggero, sostituito con l’A-26 “Invader” provenienti da Grosseto ed infine il P-61 “Black Widow” che giungeva sulle coste liguri da Grosseto. Archivio LAGOMARSINI, XXII^ Tactical command history, microfilm.

 

 

6. BOMBARDAMENTO DEL SANTUARIO DI VELVA

 

Ecco che cosa si scrisse sul rapporto di missione compilato dal capo squadriglia lo stesso giorno: “Quattro P-47 (Thunderbolt) del 64^ Fighter Squadron attaccano il monastero (sic) di Velva con due bombe ciascuno da 500 lbs. La formazione ha volato a circa 9000 piedi ed ha bombardato da 450 piedi alle ore 12,40. Due bombe sono cadute sull’angolo nord ovest della costruzione (l’albergo) e come risultato di quattro passaggi successivi a fuoco è stata causata un’esplosione che terminava con due grandi incendi. Una parte del monastero è ancora in costruzione. Un motortruck (probabilmente un camion o un mezzo cingolato) è stato avvistato e così una grande industria (forse la TLM). Nessuna operazione di artiglieria contraerea. Nessun aereo nemico incontrato. Tempo chiaro sul bersaglio. Tutti gli aerei sono ritornati senza problemi”. Archivio LAGOMARSINI, 57^ Fighter group history, microfilm.

 

 

 7. ARRIVO DEGLI AMERICANI A SESTRI LEVANTE

 

Verso il 24 aprile 1944 la situazione nel settore assegnato alla 92^ divisione è diventata così fluida, che non esiste praticamente più una linea del fronte. Rimangono soltanto delle sacche di resistenza e ci si aspetta che i tedeschi combattano unicamente per ritardare l’avanzata, fino a che non siano obbligati a capitolare. I resti della 148^ divisione di fanteria tedesca tengono la maggior parte del fronte, davanti alla 92^. In supporto alla 148^, c’è il 361° reggimento granatieri corazzati (meno 1 battaglione), ed i resti del 4^ battaglione d’alta montagna (alpenjäger). In tutto, la forza ammonta effettivamente a circa 2000 unità. Tra La Spezia e Genova, il nemico tiene schierata la 135^ brigata d’appoggio (forza stimata 500 uomini), inclusi reparti del 907° battaglione, già identificato come tale. In aggiunta, vi sono all’incirca 500 italiani, appartenenti ad unità diverse[6]. Il loro compito è quello di tenere la via Aurelia (SS n°1) libera dai partigiani. Dei circa 500 uomini del presidio di La Spezia, si pensa fin da quel momento che essi si siano ritirati ad ovest, e si dubita sulle loro capacità di intentare azioni offensive.

Alla sera del 24 aprile, il quartier generale della 92^, riceve l’ordine (“field order” n. 11) di focalizzare il suo impegno in direzione di Genova, dopo una precisa analisi delle forze in campo, che denota il grado di disorganizzazione del nemico. Inoltre, allo scopo di velocizzare il flusso di ordini, la 92^ è sottratta dal comando della 5^ armata e posta direttamente, fino al 1° maggio, sotto il comando operativo del 15° “Army group” del generale Clark. Ci si attende la massima collaborazione da parte delle unità partigiane, dalle forze aeree e navali. Piccioni viaggiatori e aerei “Liaison”. Dovranno contribuire ad aumentare lo standard delle comunicazioni. La domanda angosciosa è: quanto ancora il nemico ritarderà l’avanzata? Il XXII° “Tactical air command” ha il compito di proteggere dall’alto, ormai con rotazione incessante, l’avanzata delle divisioni alleate su gran parte del nord Italia. La quasi totalità delle 285 missioni pianificate per il giorno 25 aprile (con 537 uscite effettive), é di tipo “close air support” e, spesso, con interventi su semplice chiamata. Lo sforzo delle ultime ore è immenso. In questo gigantesco carosello dell’aria l’errore arriva presto: alcuni caccia P-47 “Thunderbolt” intevengono su un autocarro considerato ostile: muove velocemente verso le truppe che stanno scendendo dal passo del Bracco, sopra Sestri Levante. Muoiono, a seguito di un mitragliamento, sull’autocarro e sulla strada, nelle vicinanze della località Lapide, altri giovani sestresi[7]. Poco dopo, sul luogo della tragedia, arrivano le prime avanguardie. Il capitano Murray Steinman è uno dei primissimi americani a mettere piede a Sestri Levante e comanda i 120 uomini della 92^ compagnia meccanizzata da ricognizione (colored). Viaggiano a bordo di auto mai viste prima d’ora, spartane e schiacciate. I soldati le chiamano jeeps. Non sono truppe di élite, ma hanno il compito di individuare le sacche di resistenza e di segnalarle al grosso delle truppe che segue dietro e che rappresenta solo una parte della 92^ divisione di fanteria “Buffalo” (colored), giunta in Italia, a Napoli, il 16 ottobre 1944. La colonna sta pressando sulle curve disastrate del Bracco e scende verso Trigoso e la Lapide. Il capitano Steinman ha davanti a sé poche ore di vita: colpito dal fuoco tedesco, come sempre preciso, morirà a Lavagna. Poco distante c’è il tenente Egget, a capo dei plotoni I e R (fra 42 ore, saranno loro ad entrare per primi a Genova). Sulle maniche della camicia hanno il numero 5 sovrastato da una grande A: appartengono al 473° reggimento di fanteria (white). Dei 2 battaglioni subordinati al 473°, il primo occupa Riva Trigoso, mentre il maggiore Robert Crandall conduce il secondo attraverso le strade di Sestri Levante ed anche lui, come Steinman e come altri partigiani e soldati, cadrà a Chiavari, all’imbocco del fiume Entella. Compiendo il tragitto dalla zona Lapide fino al centro di Sestri Levante, avanzano i carri medi da battaglia “Sherman” M-4 del 760° “Tank battalion” insieme ai mezzi dell’894° “Tank destroyer battalion” (cacciacarri).I carri capi-squadra (lead tanks) portano l’insegna di unità e montano molte antenne. I soldati viaggiano aggrappati all’estremità delle torrette. I genieri del 317° “Engineer combat battalion”, più tardi affermeranno che i Tanks sono passati grazie anche all’aiuto dei partigiani che hanno lavorato con loro a fianco a fianco nel bonificare e rinforzare strade e ponti. La città si sta intanto riempiendo di soldati, mezzi e civili. Il punto debole dei carri è rappresentato dal carburante: i motori Chrisler da 370 cavalli hanno un consumo notevole. Si individua, nel sistema di prati e orti appartenenti alla tenuta agricola “Negrotto-Cambiaso” (dove oggi esistono i campi di calcio), alla Lapide, uno spiazzo sufficiente a contenere migliaia di taniche di benzina (jerry-cans). La 792^ “Maintenance company” deposita innumerevoli parti di ricambio e attrezzature. Dalla Lapide transitano le “Wac’s” (Women army corps), i corpi ausiliari femminili dell’esercito. Le ragazze sestresi, sui bordi della strada, assicureranno che “guidano le jeeps con disinvoltura ma sono completamente esauste.” Appartengono al 317° “Medical battalion” (colored), punta avanzata e mobile del sistema di ospedali da campo e sono sempre aggregate alla 92^ divisione. Ma tutto questo non è sufficiente a sfondare. Sulle Grazie (la salita sopra a Chiavari) c’è una sacca di resistenza. I tedeschi, che oltre alla postazione delle Grazie ne hanno una seconda a Portofino, attendono che la colonna si avvii lungo il rettifilo di Cavi di Lavagna, poi aprono il fuoco. Distruggono 12 ieeps, molti autocarri ed altro equipaggiamento. Muoiono anche molti soldati. Gli americani si fermano senza insistere. Su chiamata, poco dopo la mezzanotte del 25 aprile, entra in Sestri Levante il colonnello Philo M. Baumgartner al comando del 599° “Field artillery battalion” (battaglione di artiglieria campale. Ha in dotazione cannoni da 105 mm e si sposta con gli “half-tracks” (mezzi semicingolati). All’alba del 26 l’unità è schierata in località Mulinetti (dove sorgeva il campo sportivo della FIT). Sta calcolando i parametri di tiro con i telemetri ed anche con l’aiuto di un aereo leggero da collegamento. Il piccolo monoplano atterra sul rettifilo di via Aurelia, in fianco alla FIT, spianato pochi minuti prima dai trattori dei genieri, decolla e dirige i tiri di prova, volando sul golfo. Poi le batterie, che fino allora hanno sparato soltanto colpi isolati, ad una ad una, entrano in punteria e accelerano la cadenza di tiro, finché raggiungono un volume di fuoco adeguato che permette di saturare completamente il bersaglio. I tedeschi si ritirano verso Genova ma hanno ottenuto ciò che volevano: ritardare l’avanzata[8].

 


[1] Archivio LAGOMARSINI, 42^ Bomb wing history, microfilm

[2] Si trattava dei due esploratori (incrociatori leggeri) “Druso” e “Agrippa”, che in seguito al bombardamento, ormai inutilizzabili, furono demoliti sugli scali. Per un riscontro fotografico del bombardamento cfr. E. BO, Riva Trigoso, il cantiere e la sua storia, Sestri Levante, 1991.

[3] Archivio LAGOMARSINI, 42^ Bomb wing history, microfilm

 [4] L’equipaggio del primo aereo era composto dal pilota, il F.O. Anthony F. Reynolds e dal navigatore Norman F. Young; formavano l’equipaggio del secondo il pilota Cecil West ed il navigatore Francis G. Burgess. Cfr. in Archivio LAGOMARSINI, di W. NESBIT, Armed Rovers, p. 201.

[5]Per tutte le notizie sugli aerei abbattuti, cfr., Archivio LAGOMARSINI,  XXII^ Tactical command history, microfilm.

[6] Erano reparti delle divisioni alpina Monterosa e di bersaglieri Italia, oltre ad elementi della X mas, scarsissimi resti dell’ “Armata Liguria.”

[7] L’episodio avvenne tra le 11,30 e le 12 del 25 aprile e coinvolse un camion con il cassone scoperto dove si trovavano dei partigiani, che viaggiava sulla via Aurelia in direzione delle unità americane; un cacciabombardiere li avvistò e, ritenendoli nemici, eseguì un mitragliamento a bassa quota: morirono Gino Sturla, due ex soldati polacchi passati con i partigiani. Inoltre, nella stessa azione di mitragliamento perirono una ragazza, Rosetta Oberti, poco lontano dalla casa dove abitava e Giovanni Masi, il partigiano “Diavolo”. Quest’ultimo era in bicicletta ed aveva una bomba a mano attaccata alla cintola; un proiettile la colpì, provocandone l’esplosione. Furono gli ultimi caduti sestresi.

[8] Nelle ultime settimane di guerra, c’è da rilevare che i rapporti del XXII° “Tactical Air Command”, mostrano che il massimo sforzo alleato si concentrò sulla pianura padana e sulle vie di fuga che portavano al nord, specialmente al passo del Brennero. Questo per impedire ai tedeschi l’organizzazione di altre linee difensive o congiungimenti con unità presenti nell’estremo nord d’Italia. Inoltre, si assistè ad un generale e ovvio spostamento a nord della “Bomb-line”, la linea che per un comando indicava il principio del territorio ostile. La 12^ “Air Force”, in quanto tattica, svolgeva compiti di interdizione a breve e medio raggio e cioè immediatamente davanti alle truppe amiche con i caccia, fino ad obiettivi di uso immediato (ponti, strade, viadotti) con i bombardieri medi.

   Lo spostamento a nord dei bersagli importanti, valeva tanto di più quanto un’unità aerea (la 15^ “Air Force”) svolgeva operazioni di tipo strategico, che richiedevano un’accurata pianificazione e quindi non riguardanti immediatamente la linea del fronte, bensì bersagli paganti a lungo termine (industrie, centrali, depositi): Venendo a mancare obiettivi di tale genere, la 15^ “Air force” (composta da bombardieri pesanti, B-17 “Flying fortress” e B-24 “Liberator”), fu costretta a prolungare i programmi dei suoi voli oltre le Alpi, dove l’apparato produttivo del nemico non era stato ancora completamente distrutto. Cfr. Archivio LAGOMARSINI, XXII° Tactical Air Command, microfilm.

   E’ evidente che le “fortezze volanti”, data la situazione estremamente mobile, non sarebbero mai potute intervenire su Chiavari per liberare le strade dalle residue forze tedesche il giorno 26 aprile 1945, come invece è stato da qualche autore ipotizzato. Ci si contentò, con successo, della batteria dei cannoni da 105 mm. installata a Sestri Levante, sul campo da calcio della FIT, che badò a mettere fuori uso i cannoni tedeschi da 88 mm. installati sulla collina delle Grazie, immediatamente sopra la città. 

 

 pagina con link su: www.biografiadiunabomba.it.