PIRROTINA
Per le sue proprietà ferromagnetiche viene volgarmente chiamata pirite magnetica. Si tratta di un composto stechiometrico in quanto i costituenti non stanno tra loro in un rapporto preciso e costante perciò anche la formula chimica FeS non è proprio esatta. La prima segnalazione di pirrotina in cristalli nella Valle del Petronio risale all'epoca del lavoro di perforazione del traforo di Velva. Si tratta di piccolissimi cristalli di colore classico, molto sani nonostante siano sottilissimi. E un minerale che si altera facilmente e quelli di Velva costituiscono degli ottimi esemplari; l'abito è esagonale e sono sempre in epitassia su cristalli lenticolari di calcite. Ne sono stati trovati pochissimi esemplari anche se sono convinto che era molto diffusa. Il fenomeno è dovuto al fatto che molti ricercatori l'hanno erroneamente scambiata per una comune pirite: un vero peccato perché probabilmente vi erano associate altre specie poco comuni. Successivamente la pirrotina è stata trovata in cristalli più grandi, anche di oltre un centimetro, sempre limonitizzati e molto deteriorati in una interessante paragenesi di argento, granato, titanite, diopside, pirite, talco e di vari cristalli non ancora determinati. Recentemente il minerale è stato osservato in diverse serpentine nella Valle dell'Osa associata a rara millerite. Al rio Gavotino la pirrotina è stata rinvenuta in una interessantissima paragenesi di cristalli aghiformi di color arancione con lucentezza vitrea, a volte poggiano su di essi, sono accompagnati da altri ciuffetti di color bronzeo con lucentezza metallica, presenti anche curiose formazioni esagonali vuote all'interno somiglianti ad un tubo ed altri cristalli filiformi grigio metallico estremamente sottili incorporati nella matrice. Nella valle dell'Osa è associata ad alcuni micro cristalli tabulari con un perfetto abito esagonale di colore arancione e decisa-mente vitrei, il che significa che dovrebbe trattarsi di una pseudomorfosi. |