Natale di Don Camillo
(scritto da Umberto Montermini, ispirato da G. Guareschi)

 

 

Don Camillo se ne stava tranquillo ad accudire le sue galline, la raccolta delle uova  era un  punto fermo  della  sua giornata, come i rintocchi dell'orologio a mezzogiorno, il vociare dei ragazzi in piazza e il suono delle campane al Vespro.

Veramente la Palmira, la sua gallina preferita, lo preoccupava un poco, era da due giorni che non faceva uova.

Don Camillo, assorto in tal genere di pensieri, non si accorse dell'arrivo dello Smilzo :

” Buon giorno Reverendo, ambasciator non porta pena! Mi raccomando, questa volta niente cachi né tantomeno uova – disse, guardando preoccupato il cesto ricolmo che Don Camillo teneva sotto braccio- Il signor sindaco, raccogliendo i  sentimenti di alcuni nostri concittadini, ha emesso una ordinanza.Il quale vieta che venga allestito il tradizionale presepe natalizio, in piazza. Perchè questo potrebbe  offendere gli appartenenti ad altre religioni!”

 Don Camillo stette ad ascoltare quelle parole incredulo, poi corse all'altare.

”Gesu', non capisco cosa sta succedendo a Peppone.

Come è possibile che la vista di un presepe  possa suscitare nell'animo sentimenti di intolleranza? Ma tutte le religioni portano all'amore verso il prossimo!

E il presepe è una delle nostre tradizioni piu' care! Gia', le tradizioni le stiamo perdendo una dopo l'altra. Ricordate Gesu', quando, bambini, il nonno si chiudeva nel salotto buono e lavorava giorni e giorni per costruire il presepe?

Poi, finito, si poteva entrare, ”senza toccare niente” e noi guardavamo con gioia, meravigliati, lo sfarfallio delle luci, il fiume, fatto con la carta stagnola, la neve di farina e il laghetto ricavato da uno specchio. Poi, il giorno di Natale, davanti al presepe, il piu' piccolo della famiglia recitava una  poesia imparata all'asilo! E la letterina dei buoni propositi?

Scritta su di una carta tutta disegnata, nascosta sotto il piatto del papa', il quale finito di mangiare i capelletti faceva finta di trovare la lettera e la leggeva ad alta voce per tutta la famiglia

Gesu', non è per mancarVi di rispetto, ma Voi forse queste cose non le conoscete !”

Poi, accortosi  dell'enormita' di quello che aveva detto, corse via.

Quella notte Don Camillo non riusciva a prendere sonno, continuava a rigirarsi nel letto, solo quando le prime luci dell'alba entrarono dalla finestra si addormentò. Dormi' tutta la mattina e una parte del primo pomeriggio, quando un violento bussare alla porta lo svegliò.

”Reverendo - era la voce di Peppone- uscite immediatamente!!”

 Poi, sottovoce, in modo che solo Don Camillo potesse udirlo: ”copritevi, oggi è molto freddo!”

Don Camillo si vesti' in tutta fretta. Apri' la porta di casa

“Come avete osato  non rispettare le ordinanze del vostro sindaco?!?” gli urlo' in faccia Peppone “Quello è un presepe!” indicando un punto della piazza.

Don Camillo guardò, ma non vide molto.

Quel giorno il Grande Fiume aveva prodotto nebbia in quantita' industriale e il paese era completamente  sommerso  dal bianco mantello.

Solo lontano, in fondo alla piazza, si vedevano brillare delle stelline.

”Là“ indicò Peppone, facendogli segno di seguirlo.

Giunti sul punto, Don Camillo si accorse che le stelline erano delle candele portate dai bam

bini della scuola elementare e che gli stessi bambini avevano  dato vita a un presepe vivente.

Ma quello che sconvolse Peppone fu lo scoprire che San Giuseppe era il suo figlio più piccolo.

La Madonna era la figlia del Salvi ( il suo braccio destro  nel partito). Il bue e l'asinello indossavano maschere in carta pesta, ma le gambotte muscolose del  bue permettevano di individuare il figlio di Montanari, uno di quelli che non avevano mai cambiato idea. Rimaneva l'asinello: ”Togliti la maschera- ordino' Peppone - Ma tu sei il figlio di Rashid, sei mussulmano !!” esclamò sorpreso

“Certamente” rispose il bambino “Sono Rashid, sono mussulmano, e sono anche amico di tutti loro. Nessuno dei miei compagni voleva fare la parte dell'asinello e allora mi sono offerto io”

E il bambino molto seriamente aggiunse: “La mia religione non insegna l'odio ne' l'intolleranza, viviamo nello stesso paese, dobbiamo capirci, comprendere e rispettare”

Peppone si rivolse a Don  Camillo: ”Reverendo, andiamo, questa volta gli alunni

invece di prenderla la lezione c'è l'hanno data, costruite pure il vostro presepe e Buon Natale!