CASTIGLIONE CHIAVARESE

        L'etimologia del nome « Castiglione » richiama la funzione svolta dall'istituto preistorico del « castellare ».
        Dalla specifica letteratura apprendiamo che, da quella primordiale aggregazione, nacquero le prime convivenze umane nelle terre del «vecchio continente ».
    Nel periodo preistorico il « castellare » non è luogo d'abitazione ma, nella maggior parte dei casi, il culmine di spiccata elevazione attorno al quale si raggruppano, per ragioni di sicurezza, senza alcuna organizzazione giuridica, più vici o casolari, dando origine a spontanei embrioni territoriali di associazione politica.
        Il principio associativo che ispira il sorgere del « castellare » è analogo a quello che, nel periodo romano, darà vita al «castrum » e in quello medievale, al « castello ».
        Abbiamo il traguardo del « castellare » subito dopo che l'uomo abbandona la caverna e tenta l'inserimento nell'ambiente che lo circonda.
        Nella fase in cui l'essere è portato a scoprire il volto della natura perfeziona la conoscenza della « pietra » che dapprima utilizza come mezzo di difesa e poi come struttura dell'abituro che si erige nelle zone in cui fissa l'alveo del suo insediamento.
        I primi assembramenti civili formatisi sui pianori delle nostre vallate, vennero chiamati « vici » e Livio ci ricorda che, in essi si radunarono, primieramente, i Liguri montani.
        L'unità politica di Castiglione nasce e si consolida attorno al « castellare ». E che il borgo abbia un'effettiva genesi preistorica stanno a testimoniarlo molteplici superstiti tracce, ancor oggi visibili, nei suoi immediati dintorni.
        Secondo l'opinione di alcuni studiosi, risale certamente ad epoca preromana, il crocevia della « Foce », prossimo ai ruderi della chiesetta di S. Nicolao, sull'omonimo monte, « ove l'antica Aurelia s'incrociava con la transappenninica strada della Pietra Spaccata ». (399)
        Parlando dell'entroterra ligure è consuetudine riferire che Posidonio, visitando (104 a.C.), i montanari dell'appennino, non riconoscesse loro, che  vivevano al riparo di rocce e caverne, alcun preciso indizio di civiltà.
        Presumere che gli arcaici castiglionesi, che dei liguri appenninici possedevano tutte le fattezze psico-somatiche, potessero sottrarsi al severo giudizio del filosofo greco, sarebbe un'ipotesi piuttosto ardita. Va tuttavia rilevato che essi s'avviarono, pochi decenni dopo la visita dell'illustre precettore di Cesare e Cicerone, verso più elevate forme di vita costituendo un « pagus » che troviamo poi annoverato tra i più remoti dell'intera Liguria.
        E, com'è noto, in Liguria, i pagi ebbero notevolissima importanza tanto è vero che il Ferretto — nel suo manoscritto « Reliquie di S. Fruttuoso di Capodimonte » — scrisse che essi: « ..... erano il fulcro su cui poggiava il Municipio romano di Genova ».
        Per quanto riguarda — in particolare — Castiglione è intuitivo ritenere che i suoi « vici », già in quei lontanissimi tempi, svolgessero funzioni guida, proprie dell'Istituto del « conciliabolum », nei confronti degli analoghi raggruppamenti umani delle zone circostanti.
        Indubbiamente le unità politiche maturate attorno ai « castellari » — i quali subito dopo la fase dell'aggregazione svilupparono quella della difesa — divennero molto salde. Infatti son note, avendone la storia tramandata memoria, le resistenze opposte dai liguri dell'entroterra, alle truppe romane durante il periodo della loro avanzata nell'Italia settentrionale.
        L'accanita, tenace e lunga resistenza, opposta alle armate romane, conferma l'esistenza, presso i Liguri, di una salda autorità centrale.
        A quanto pare essi si reggevano su governi a sistema monarchico e Livio, nel 181 a.C., a proposito delle guerre sostenute contro gli Ingauni, ricorda la presenza, sui campi di battaglia, di « multi principes ligurum ».
        Tuttavia nessuna cronaca ci tramanda nomi di condottieri di quel popolo e solo la protostoria ci ricorda quelli di re Kúνοی; e di re Nanno.
        Roma ebbe piena ragione dei Liguri — 47 mila dei quali, in due riprese, verso il 180 a.C. deportò nel Sannio — solamente all'inizio dell'età imperiale.
        Poiché sul valico di Pietra Colice è stata tracciata la prima via che unì Roma alla Liguria, Castiglione divenne una delle prime terre della Riviera orientale in cui la civiltà romana, entrò in contatto con quella indigena.
        Ed è certamente in seguito a queste considerazioni che il Ferretto scrisse che a Castiglione: « C'è dunque... l'anello di congiunzione tra l'epoca preistorica e quella romana ». (400)
        Ed è in questa fase che in Liguria — e nel castiglionese prima che in ogni altra parte — nasce l'era del « castrum » precisando — a tal riguardo — che l'originario significato del vocabolo — prima che divenisse sinonimo di «accampamento » o « fortezza » — rispecchiava lo spazio « immagine della casa » o quello che delimitava il perimetro « dell'antica città repubblicana ».
        « Salutiamo — prosegue ancora il Ferretto — quindi Castiglione Chiavarese e Castello sulla strada romana nel medioevo, nel periodo romano e, in quello preromano. E non mancava neppure la frazione " Miliario " tanto a Castiglione che a Moneglia, accennanti al cippo migliare lungo la via romana ». (401)
        E' evidente che qui, ove la pietra migliare segnava le « millia passuum » che separavano la « Segesta » dal Monte Augino (Centocroci), fosse ubicata una « mutatio » per il cambio dei cavalli, per la difesa contro i banditi, e la sicurezza dei corrieri postali.
        Secondo noi è assai probabile — e alcuni ruderi recentemente posti in luce starebbero a provarlo — che nel territorio di Castiglione, verso il Bracco, nella località denominata « Anteggi », sorgesse un tempo la stazione romana di « Bodetia » o « Bodecia », distante da « Tegulata » (Trigoso) — seguendo il tracciato della via romana — non più di una quindicina di Km., della quale si smarrì ogni traccia dopo la metà del VII sec.
        Di tale ipotesi, in verità già proposta anche da altri, deduciamo preziosa conferma dall'annalista chiavarese Agostino Busco, il quale a pag. 15 della sua « Miscellanea Historica », citando nel 1637 una « fonte », che definisce « antica », così scrive: « Et in un Itinerario antico si comincia e dice = Lunam, Bracas, Bodetiam, Tegulatam, Delphinum, Genuam. Cioè comincia a Luni, poi il Bracco, l'altro può essere errore e vogli dir Segestam et Tegulata ».
        In effetti, noi oggi possiamo affermare che nello scritto ricordato dal Busco non vi sono — come egli temeva — palesi errori, in quanto la stazione di « Bodetia », sorgendo nei pressi del Bracco, doveva necessariamente essere menzionata (come d'altronde fa l'Itinerario di Antonino) prima di Tegulata e di Segesta.
        Il territorio di Castiglione fu strettamente legato a Veleia, l'antico centro dei Liguri « Illuati », che sorgeva a circa 20 Km. da Piacenza.
        Tale città, eretta dapprima in Municipium, godette del pieno diritto di cittadinanza e, a quanto la storia ci fa sapere, fu attiva fin verso il IV sec. d.C. allorché un terremoto o una frana, la distrussero totalmente.
        I diversi riferimenti alla Vallata del Petronio, contenuti nella Tavola Alimentaria, da noi via via citati, dimostrano quali avviati rapporti commerciali intercorressero tra Veleia e il « pagus » castiglionese.
        Il nome « Petronio », dato al corso d'acque che scorre nell'omonima vallata, derivò al fiume dalla celebre « Gens Petronia » che possedeva, lungo le sue sponde, quel « Fundum Petronianum » cui fa riferimento la precitata Tavola Veleiate.
        Secondo il Prof. Gerolamo Rossi l'etimologia del nome « Petronio » (ossia del fiume e dell'omonimo Monte da cui esso nasce) è invece da ricollegarsi a tutt'altra circostanza e più precisamente alla promulgazione della legge « Petronia de servis » proposta nel 61 d.C. da Cajo Petronio Turpillone. E poiché, in seguito all'applicazione del dettato di quella legge, venne vietato ai padroni crudeli di poter più condannare in avvenire i servi alle fiere — secondo il Rossi — « dal nome del liberatore si dissero il monte e il corso di acque già di sopra ricordati ». (402)
        Dai primi secoli del Medioevo non ci perviene alcuna notizia relativa a Castiglione. Tuttavia, dell'esistenza di questo centro, anteriormente al VII sec. e dell'attività agricolo-pastorale svolta dalla sua gente, abbiamo notizia — come avremo subito occasione di rilevare — in via indiretta.
        Anche se nessuna guida del periodo romano o medievale lo ricordi, sappiamo che « Castellionem », nelI'VIII sec., si trovava sulla via pubblica che collegava Roma con Genova.
        E poiché la storia ci segnala che questo luogo fu trasferito al Monastero di Bobbio « .....una cum pasquis suis atque curtiseris..... et olivetis... » — opere agricole di una certa complessità, la cui realizzazione richiede indubbiamente più secoli di lavoro — riteniamo di poter collocare la nascita del « pagus » castiglionese intorno al 50 a. C.
        Strabene, che morì verso l'anno 20 dell'era volgare, ci riferisce che i Liguri si approvvigionavano a Genova di olio e vino colà trasportati da varie regioni d'Italia.E' evidente quindi che furono i Romani ad introdurre, in questa regione, la coltivazione dell'ulivo e della vite. Tenendo perciò conto di quanto Carlo Magno scrisse nel suo editto del 774, riteniamo di non scostarci eccessivamente dalla realtà se fissiamo la diffusione delle due predette colture, nella Vallata del Petronio, tra il II e il III sec. d.C.
        Ciò premesso è bene ricordare che il borgo cominciò ad avviarsi, decisamente, verso più elevati livelli sociali allorché, nella zona, i seguaci di S. Benedetto da Norcia prima, e di S. Colombano poi, promossero, accanto all'attività agricola, anche quella di carattere ospedaliere.
        Ai monaci Benedettini che restarono sull'Alpe Adra, almeno fino al XII — XIII sec., va il merito di aver generalizzato nella vallata la coltura dell'olivo e della vite e diffuso, in essa, i più raffinati segreti dell'arte enologica. Infatti pochi viticultori sono oggi, in Liguria, così addentro alle tecniche dell'enologia come quelli di Castiglione e delle sue frazioni.
    Allorché poi la borghesia inizierà a rendersi più insidiosa e il sorgere dei Frati degli Ordini mendicanti contribuiranno a far diminuire le vocazioni nei Monasteri, i Monaci si ritireranno dalla maggior parte delle terre degli antichi Benefici ecclesiastici e laddove — come a Brugnato vi resteranno, per poter badare, con diverso prestigio e dovizia di mezzi, alla protezione dei residui possedimenti terrieri, otterranno di trasformare le loro Abbazie in Vescovadi.
        Dal momento però che ha origine questo rinnovamento sociale il beneficio ecclesiastico comincia a sgretolarsi, rispetto a quella che era ritenuta la sua formula istituzionale e quasi inconsciamente, si passa dall'età monasteriale a quella feudale. Troviamo citato — per la prima volta — il nome «Castellionem»,
relativo a questo caposaldo dell'alta Val Petronio, nell'editto del 774 di Carlo Magno.
    Tale nome, nel corso del tempo, subì notevoli variazioni e alterazioni come risulta dalle successive esemplificazioni. Il Borgo, infatti, fu, via via, chiamato:
— Castellione nel 1143
— Castalionis e Castaglionis nel 1153
— Casteglone nel 1159
— Casteiono e Castejono nel 1176 e 1226
— Casteioni nel 1212
— Castelliono nel 1213
— Castellioni nel 1255
— Castigoni nel 1262
— Castigone nel 1266
— Castilioni nel 1282
— Castigiono nel 1315
— Castiglione nel 1494
— Castione Genovese nel 1497 e 1507
— Castiliono nel 1513
— Castiono nel 1521
— Castiglioni nel 1582
        II Rainusso — rilevandolo dal Dizionario di Goffredo Casalis e dall' Illustrazione del Registro della C.A. di Genova del Belgrano — ci segnala inoltre, nel 1888, che la località — in antichi codici — è pure denominata: « Castellio Ligurum » e « Castellionum Plebs ».(403)
        Quando intorno al IX — X sec. la società si ridesta dal torpore del primo Medioevo constatiamo che la gente, per sfuggire allo stato di disorganizzazione e anarchia in cui era caduta, a seguito del crollo dell'Impero Romano e delle conseguenti successive invasioni barbariche, si raccoglie attorno al « castello » per meglio badare alla sua difesa, alla tutela degli essenziali interessi e per provvedere — più opportunamente — a soddisfare i propri bisogni primari.
        Berengario II, nel 951, indotto a consolidare la presenza borghese nelle terre, già benefìcio del monachesimo, concede tutta la Liguria orientale ad Oberto, Conte di Luni, dando così origine a quell'importante possedimento laico che passerà alla storia col nome di « Marca Obertenga ».
        E, come è ovvio immaginare, in questa fase d'imborghesimento del feudo, Castiglione e i suoi centri limitrofi, sono travagliati da un'interminabile serie di lotte intestine e accesi conflitti. Malaspina, Fieschi, da Passano e da Lagneto, che miravano al controllo di quante più strade e terre potevano, per incrementare, attraverso pedaggi e balzelli, le casse del loro erario, si tenderanno — a vicenda — per secoli, in questi luoghi, agguati insidiosi e cruente congiure.
        La corsa all'usurpazione delle terre della Chiesa raggiunse il suo apice ai primordi dell'XI sec. quando i Conti di Lavagna e le famiglie ad essi aggregate s'avventarono sui benefici vescovili e monastici divenendone — come rileva il Formentini — « agenti attivissimi della loro disgregazione ».
        Dallo stesso Registro della Curia Arcivescovile di Genova apprendiamo che, in Castiglione, perfino i figli di Conone di Vezzano, riscuotevano decime: « Ibi fìlii Cononis de Vezano tres mansos tenebant ». (404)
        Nel castello di Frascati, acerbamente conteso da Malaspina, Fieschi e da Passano vedremo infine inserirsi, autorevolmente, la Repubblica di Genova, cui Castiglione, già nel 1218 e nel 1276, aveva richiesto — inutilmente — di sottomettersi. (405)
        Molti ritengono che il Castiglione venduto, per procura, nel 1276, unitamente ad altre terre, da Nicolo Fieschi, a Genova, sia quello della Val Petronio. Ma chi così ritiene, è in errore, perché il « Castiglione » citato nell'atto di vendita, rogato dal Not. Benedetto da Fontanegio, è Castiglione Magra che, all'epoca, apparteneva al Card. Ottobono Fieschi: « Item jura que habeo et etiam illa que quondam venerabilis pater dominus Octobonus cum erat diaconus cardinalis seu postquam promotus fuit ad apices dignitatis Papalis habebat in tivegna, castiliono et bracellis villis seu locis et iurisdictione et pertinentibus ad dieta loca seu aliquem eorum ».(406)
        Castiglione Magra era stato acquistato, circa 25 anni prima, dallo stesso Nicolo Fieschi, per conto del futuro Adriano V. Risulta infatti che nel 1252, Guglielmo, vescovo di Brugnato vendette a Nicolo Fieschi « Tivegna, Castiglione Vara, Bracelli... ». (407)
        Nel Castiglione della Val Petronio, ad eccezione del Valico di Pietracolice, i Fieschi possedevano soltanto sporadici beni, come i seguenti Regesti, tratti da « Il Distretto di Chiavari » del Ferretto, ci confermano:
— 1031 Marzo — Landolfo, vescovo di Genova, accensa a Tedisio, dei conti di Lavagna, ed ai suoi figlioli, terre «infra finiza Sigestrina» in Masasco; 408)
— 1211 Settembre, 2 — Nicolo Embriaco, podestà di Sestri, Frascati, Moneglia e Framura, allivella a Gerardo e Bernardo..... terre di diritto del Castello di Frascati..... confinano..... in sotano, presso la terra di Villano, di Opizzo Fieschi e dei suoi fratelli, ed il fossato. (409)
        Benché il borgo divenisse una podesteria della Repubblica solamente nel corso del XV sec., sappiamo che un castiglionese, "Rollando di Vassallo", chiese ed ottenne d'imbarcarsi sulla flottiglia che Genova — nel1262 — inviò in aiuto di Michele Paleologo (1261-1282), restauratore dell'Impero d'Oriente, allora in lotta contro il Rè crociato Baldovino II.
        A titolo di curiosità storica riferiamo poi che una remotissima memoria ci ricorda che l'attuale via Sciaccona del Capoluogo risulta citata — col nome di Xacona — in un atto del 1286.
        Castiglione, libero da ogni vincolo feudale, verso la metà del XV sec., unitamente alle popolazioni della Valle di Lagorara, Carro e Castello finalmente ottenne, di essere annesso alla Repubblica di Genova, con la formale promessa di essere sempre tenuto franco da ogni sorta di «gravezze presenti e future».
        Il solenne patto, tra Genova ed i nuovi sudditi, fu firmato nella Chiesa di S. Antonino di Castiglione il 29 gennaio 1443. Copia del protocollo delle guarentigie, consegnata al podestà, fu depositata, di comune accordo, in un'urna della Chiesa parrocchiale, ove fu rinvenuta, nel corso del XIX sec. e tuttora vi si conserva sotto la gelosa cura degli arcipreti di Castiglione.
        Nell'occasione il luogotenente ducale — Battista Campofregoso — donò alla parrocchiale di S. Antonino, un palio, con le proprie insegne, della cui esistenza, in detta Chiesa, fa cenno, nella sua relazione pastorale del 1518, Mons. Filippo Sauli.
        E a seguito di detta annessione, da tale epoca, cartografi ed annalisti, iniziano a denominare, il capoluogo della Podesteria: « Castiglione Genovese ».
        La Repubblica rispettò fedelmente l'impegno sottoscritto e, in più di un'occasione, in un arco di tempo di oltre 160 anni, ribadì di voler onorare « ad unguem » quel patto.
        Delle terre, che s'assoggettarono a Genova, prese militarmente possesso Giovanni Federici di Lorenzo che nel « 1443, fu eletto in Genova de' comessari di Riviera con Bartolomeo Giustiniano, i quali sottoposero alla Rep. Castiglione, Carro, Castello, Groppo, Rile, Lagorara e Pietra Colice che ritornarono sotto il comando, e governo di detto Giovanni che detto anno fu dal Doge Raffaello Adorno mandato da Ambasciatore al Re Alfonso ». (410)
        Castiglione fu più volte colpita da gravi epidemie di due delle quali la storia, per la particolare violenza con la quale si manifestarono, ci ha tramandato infausta memoria.
        La prima di esse colpì Castiglione, come riferisce l'annalista Chiavarese Della Cella, nel 1469: « Divolgatosi, che nei luoghi di Moneglia e Castiglione devastava orribilmente la peste per precauzione la Comunità (di Chiavari) deliberò di chiudere, quattro delle sue sette porte lasciando solo ad uso dell'introduzione de' sobborghi e villaggi quella detta Gherardo Ravaschiero nella strada di S. Marco,... quella delle Guerre, e Portone Nuovo, la terza della Marina... ».(411)
        La seconda, manifestatasi con altra pestilenza, forse più violenta della prima, scoppiata, tra il 1531 e il 1536, come riferisce il Giustiniani nei suoi Annali che videro la luce nel 1537, ridusse i fuochi della Podesteria complessivamente a 157 e cioè a non più di 700 — 800 anime. (A nostro avviso, però, la somma dei fuochi relativi alle località citate dal Giustiniani ammonta a 198).

Ruderi della probabile casa di Giovanni Caboto

        Castiglione Genovese fu presente all'epoca delle grandi scoperte geografiche col celebre navigatore Giovanni Caboto (1420-1499) che, in questo luogo, ebbe i natali.
        Il Caboto, alle dipendenze dell'Inghilterra, sbarcò sulle coste del Labrador nel Canada, nel 1497, toccando, prima dello stesso Cristoforo Colombo, il suolo del continente americano.
        E poiché, ancor oggi, la gente del castiglionese tradizionalmente emigra in Inghilterra riteniamo che detta consuetudine possa farsi risalire proprio all'epoca in cui — verso di essa — cominciarono ad avviarsi, oltre il Caboto, lo stesso suo medico personale, che la storia dice pure originario di Castiglione.
        Riteniamo poi opportuno segnalare che da un atto, del 17 Agosto 1513, del notare Baldassare Pallavicini de Coronato, abbiamo appreso che in Genova, la casa di Domenico Colombo, padre del celebre navigatore Cristoforo, confinava con quella di « Antonio de Copellis di Castielione ».Tale casa è ancora ricordata in altro atto — sempre dello stesso notare — del 4 Agosto 1548, dal quale emerge ancora l'anzidetta circostanza: « ... ab uno latere domus Baptiste de Honeto mersarii quondam Johannis Francisci, ab alio latere domus heredum quondam Antonii de Castiliono, emphiteute dicti Monasterii (cioè del Monastero genovese di S. Stefano), retro menia antiqua civitatis Janue... ».(412)
Sempre a titolo di curiosità storica ricordiamo che a Castiglione, nei pressi della casa del Caboto, esistono tuttora muri di terrapieno del XIV sec. tra i più ben conservati di tutta la Regione. La circostanza — veramente singolare — non sfuggì alla competente Soprintendenza ai Monumenti, che effettuò un rilievo fotografico sulla particolare tecnica con la quale — detti muri — vennero edificati.
        Il Podestà Benedetto Carrega, con relazione del 12 Settembre 1607, comunicava al Senato che la popolazione dell'intero territorio comunale e cioè di:
Castiglione, Chiama, Bracco, S. Maria di Lagorara, Ossegna, Cembrano, Campegli, Campore, Cesena, Masso, Salterana, Maissana, Cuneo, Disconesi, Merea, Tavarone, Colle, Velva, Missano e S. Pietro Frascale ammontava, complessivamente, a 2689 anime.
        Verso la metà del XVIII sec. per circa 15 anni — come ricorda Giovanni Forcheri — la Podesteria di Castiglione venne soppressa; « — Podesteria di Castiglione — retta da Podestà dell'ordine civile, si estende a Battilana e Velva. (Il Forcheri — a nostro avviso — commette un paradossale errore!            Infatti la giurisdizione di Castiglione, fino al 1797, si estendeva anche all'area della Valle di Lagorara, che fu costituita solamente, dalla predetta epoca, in amministrazione autonoma). Da notare che, intorno al 1740, venne soppressa e riunita a quella di Carro e Castello soggette al Capitano di Levante. Poi ricostituita con legge 8 Luglio 1755 essendosi constata che l'eccessiva distanza fra le tre località ne rendeva difficoltosa l'amministrazione ».(4I3)
        Durante la guerra di successione austriaca, Castiglione fu ripetutamente attraversata da truppe austro-russe e francesi. Certamente gli anni della seconda metà del XVIII sec. furono, in generale, difficili per tutta la Riviera Ligure orientale e la cronaca ci ricorda le difficoltà che S. Leonardo da Porto Maurizio, in viaggio per Levante, dovette superare per non incappare in un battaglione di Ussari di stanza a Castiglione.
        Nel 1748, a seguito della pace di Aquisgrana, Castiglione è confermata una delle 35 podesterie della Liguria. Nella stessa occasione le podesterie della Regione furono suddivise tra 12 Capitanati, compreso quello di Chiavari, nella cui giurisdizione Castiglione fu inclusa.
        L'Istituto del Capitanato, nella Repubblica Ligure, era noto da tempo immemorabile e, comunque, già dal 1532.
        Di ciò abbiamo conferma dall'annalista chiavarese Agostino Busco il quale, segnalando il numero di vittime causate dalla pestilenza del 1622, così si espresse: « In Chiavari e Capitaneato 400, et il loro male era febbre pestilente.In Genova e Riviera morsero 4.000 persone ».
        Da una statistica degli anni 1807 — 1809 — effettuata dai funzionari imperiali — rileviamo che nel territorio della Podesteria fu inventariata l'esistenza di:
— n. 250 vacche
— n. 3 cavalli
— n. 10 asini
— n. 27 muli
— n. 10 mulini a ruota verticale
— n. 1 mulino a ruota orizzontale
— n. 10 bambini abbandonati
        Il Congresso di Vienna — 26 Aprile 1814 — seguito al crollo dell'Impero Napoleonico — decretò la fine della Repubblica Ligure, cui non fu perdonata la sua fedele amicizia alla Francia, annettendone il relativo territorio — a risarcimento dei danni subiti — al Regno di Piemonte di Vittorio Emanuele I.
        Con regio editto 23 Luglio 1822 del Rè Carlo Felice la Podesteria fu eletta a « tappa » notarile e le cronache ci ricordano il Dott. Giovanni Battista Stanchi, di Castiglione, quale primo notaio chiamato a reggere la sede di nuova istituzione.
        Il Regno piemontese conservò alla Liguria la divisione in 3 province, attuata da Napoleone e Castiglione rimase a far parte del territorio della Provincia di Chiavari.
        In armonia a tale riassetto amministrativo, nel 1862, il locale Consiglio Comunale, deliberò di variare la denominazione del proprio Capoluogo da «Castiglione Genovese » in « Castiglione Chiavarese ».
        La deliberazione fu approvata e Vittorio Emanuele II, con Decreto 8 aprile 1863, rese esecutivo il voto, così espresso, dalla Municipalità Castiglionese.
        A Castiglione, fino al 1966, ebbe stanza una Stazione di Carabinieri, trasferita poi, dalla stessa epoca, nella vicina Casarza Ligure.
        Il « Dizionario Corografico degli Stati Sardi di Terrafferma » di Guglielmo Stefani - Ed. 1854 - scrive di questo Comune: « ... Il Prodotto più considerevole è quello delle uve e degli olivi..... Abbonda il suolo di sostanze minerali, diaspro, marmo nerastro, venato bianco e rosso e a varj colori ».
        Circa la produzione di vino è bene ricordare che: « ..... nel 1888 fu premiato con medaglia d'argento dalla Società Economica di Chiavari, per vino rosso da pasto di uva Pinot, di buona preparazione e gusto squisito » Don Angelo Massa, di Nervi, Arciprete di Castiglione, dal 1869.
        Il fatto è eccezionale in quanto, come è noto, il vino tradizionale di queste terre è quello bianco ottenuto con vari tipi di uve tra le quali predomina quella detta « bianchetta», innestata su vitigno selvatico.
        Dal precitato Dizionario dello Stefani abbiamo appreso anche una curiosa notizia relativa a Castiglione: « Fra gli antri formati nelle rocce, merita particolare osservazione quello che chiamasi la Tana dei Banditi ».
        Benché non collegato con la suddetta informazione vogliamo ricordare anche un appunto, tramandatoci dalle cronache del Medioevo, a riguardo di un certo « Cosmo da Castiglione », del quale il Giustiniani ci ricorda le infelici vicende.
        L'autonomia amministrativa di Castiglione Chiavarese è stata conservata, sia in occasione della proclamazione del Regno d'Italia, nel 1861, sia il 2 Giugno 1946, in occasione della proclamazione della Repubblica Italiana.
        A seguito dell'istituzione, nel 1970, dell'Ente Regione, vennero costituite le Comunità Montane e Castiglione, unitamente a Casarza Ligure e a Sestri Levante, venne incluso nell'area del nuovo istituto che raggruppa i Comuni della Valle del Petronio (8" Zona).
        Il primo presidente effettivo della Comunità Montana della Val Petronio e la relativa Giunta vennero eletti in Casarza Ligure il 7 Febbraio 1975. In tale occasione, il Consiglio della Comunità, elesse — con voto unanime — la Dott. Maura Sdutto a Segretario della Comunità.
        Il 2 Maggio 1974, alle ore 17, il Dott. Ing. Giuseppe Capone, alla presenza del Sindaco di Castiglione Chiavarese Dott. Davide Roscelli, dei Reverendi Don Cesare Berisso e Don Stefano Gagliardi, rispettivamente prevosti di Missano e di S. Pietro Frascati, dichiarò ufficialmente aperta, l'agenzia stagionale del Banco di Chiavari e della Riviera Ligure, di Castiglione.
Il 25 Agosto 1974, il Comm. Egidio Ferralasco, Assessore all'Assistenza ai Comuni dell'Amministrazione Provinciale di Genova, presenti il Vescovo Diocesano S.E. Mons. Daniele Ferrari, l'ing. David Francesconi, in rappresentanza dell'ANAS Regionale, procedeva all'inaugurazione della nuova piazza di Castiglione Chiavarese, eseguita su progetto dell'Arch. Cesare Chiari di Chiavari, e intitolata — su conforme, unanime deliberazione del Consiglio Comunale — a N.S. del Carmine.

La cappella di San Rocco in località "Fiume"

(399) L. CIMASCHI, Introduzione ai problemi etc., Op. cit., pag. 10.
(400) A. FERRETTO, II Distretto etc., Op. cit., pag. 828.
(401) A, FERRETTO, 11 Distretto etc., Op. cit., pag. 45.
(402) Atti S.L.S.P., Voi. XXXIX, Op. cit., pag. 866.
(403) Atti S.L.S.P., Voi. II, Parte II (2), Op. cit., pag. 686.
— A.F. RAINUSSO, Guida Dizionario etc., Op. cit., pag 232.
(404) Atti S.L.S.P.,^foL II, parte II (2), Op. cit., pag. 686.
« I figli di Conone di Vezzano ivi conducevano tre mansi ». Manso: unità agricola da cui una famiglia doveva togliere quanto necessario al suo intero fabbisogno.
(405) Atti S.L.S.P., Volume XIV, Op. cit, pag. 228.
(406) H.P.M. - Liber Jurium, Tom. I, Coli. 1440-1441.
« E inoltre i diritti che ho, o anche quelli che il venerabile Signor Diacono Cardinale Ottobono, potè avere anche dopo che fu promosso all'apice della dignità papale, nei centri di Tivegna, Castiglione, Bracelli, nella loro giurisdizione o nelle rispettive dipendenze ».
(407) P. TOMAINI, Brugnafo città etc., Op. cit., pag. 164.(408) ARTURO FERRETTO, II Disfretto etc., Op. cit., pag. 843.
(409) ARTURO FERRETTO, II Distretto etc., Op. cit., pag. 851.
(410) CARLO GARIBALDI, Delle Famiglie etc., Op. cit. (MS), pag. 1055.
(411) ANGELO DELLA CELLA, Memorie di Chiavari (MS), pag. 98.
(412) Atti S.L.SP., Volume XVII, Genova, MDCCCLXXXV, pag, 137.
« ..... da un lato confina con la casa di Battista Oneto mereiaio, del fu Giovanni Francesco, dall'altro (lato) con la casa del fu Antonio di Castiglione enfiteuta del predetto Monastero di S. Stefano, e sul retro con le antiche mura della atta di Genova ».
(413) GIOVANNI FORCHERI, Doge, Governatori etc., Op. cit., pag. 183.


da: Il Tigullio e l'Alpe Adra, di D.Roscelli,  Editrice Liguria,1976, pag. 207-219