TRIGOSO

        L'abate Spotorno ed altri affermano che Trigoso, centro abitato fin da tempo remotissimo, sia l'antico Tigullio ricordato da Plinto. Fu teatro d'incursioni da parte dei pirati, poi visse vita agricola e da una settantina d'anni è divenuto paese industriale con cantieri e vita piuttosto marinara. La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Sabina o Savina, è una delle più antiche del Sestrese. Il 15 luglio 1191si trova già nel testamento di una certa Mabilia un legato di soldi venti di genovini fatto a favore di S. Savina di Sestri, «Sanctae Savinae de Seiestri ». Il 22 aprile 1250 il Capitolo della Cattedrale di Genova da in locazione alcune terre nel territorio di S. Savina di Sestri, «in territorio Sanctae Savinae de Sigestro».
        Nel medioevo Trigoso fu feudo dei Fieschi, conti di Lavagna. Perciò ebbe la predilezione di Ottobono Fieschi (poi papa Adriano V), cardinale del titolo di S, Adriano, il quale, il 26 aprile 1270, alla presenza di Andrea, abate di S. Sisto di Piacenza, di frate Valterio da Vigernia dei Minori, di maestro Giovanni da Broscia, canonico di S. Salvatore di Lavagna, di Giffredo da Vezzano, canonico di Liegi, di Guidone da Septem chierico, considerando che già diede ordine di porre la prima pietra della chiesa di S. Adriano di Trigoso nei suoi possedimenti, istituisce il prevosto ed i canonici, e vuole che nel giuspatronato subentri il fratello Percivalle o i figli di Nicolo e Federico, altri suoi fratelli. In Viterbo nella chiesa di S. Maria de Cellis, con atto del notaio Francesco Maria Assereto, filza IV, foglio 113, archivio di Stato in Genova (1).
        Il 12 settembre 1275 lo stesso card. Ottobono Fieschi, valendosi della facoltà concessagli dal papa Gregorio X, fa testamento. Fra l'altro, «fa parecchie disposizioni per la chiesa di S. Adriano di Trigoso, alla quale lascia i suoi libri di fisica, grammatica, dialettica e teologia. Ordina l'erezione di un ospedale che vuole soggetto alla basilica di S. Adriano e sacro a S. Tommaso di Cantorbery nella valle di Sestri Levante, beneficando largamente i poveri di Rapallo, Lavagna e Sestri Levante. Ai suoi fratelli Nicolo e Federico lascia il suo palazzo di Trigoso e di Roccatagliata, ecc. L'ospedale fu eretto nella località Sala, in onore del Santo inglese, come ricordo della legazione che il Cardinale aveva sostenuto in Inghilterra. Il 18 luglio 1287 prete Guiscardi era ministro di detto ospedale.

La parrocchiale di S. Sabina vista da località Carmi, sullo sfondo punta Manara

        Nel 1281 prete Guglielmo da Rapallo è canonico di S. Adriano di Trigoso; prete Nicola ne è cappellano, anzi rappresentante di detta Chiesa per prendere le due campane che aveva promesso un certo Giovanni da Valle Avanti campanaro.
        Il pontefice Nicolo IV si prese cura di detta Basilica, onde con Bolla dell'11 ottobre 1290, diretta al Prevosto ed ai Canonici di essa «quam Adrianus pontifex de novo fundavit et aedificare fecit », voleva che libera vi fosse la sepoltura; poi con Bolla del 28 ottobre del medesimo anno concedeva speciali indulgenze a chi l'avesse visitata nella festa di S. Adriano, e accordava il privilegio che in essa si potesse celebrare anche durante l'interdetto generale (2).
Nel 1297 il 14 luglio in un atto di Corrado Stefano (3) il Prevosto s'intitola : «Nos Ventura prepositus Ecclesie Sancti Adriani de Trigaudio Sindicus et procurator Canonicorum sive .Ecclesie et Capituli dicte Ecclesie».
        Il 7 agosto 1303 Ventura degli Associati de Cannario, canonico di Assisi e di Genova, prevosto di S. Adriano di Trigoso, lasciò quaranta lire per comprare una campana per l'ospedale di Trigoso.
        Nel 1311 troviamo canonici della chiesa di S. Andrea di Trigoso Giovanni di Piacenza, Bartolomeo Freschi e Bartolomeo de Regio (4).
        L'Ecclesia Sancti Adriani de Trigaudio è compresa nel «Catalogo delle Chiese e dei monasteri della diocesi di Genova» del 1387 ed è tassata per un soldo e cinque denari (=- lire italiane 3,74).
        Il 1 febbraio 1639 i Padri Serviti di Genova, desiderando fondare un convento nella diocesi di Brugnato, chiesero il luogo dove era detto ospedale di S. Tommaso in Sala, e sulle rovine ancora esistenti, promisero di edificare una chiesa.
        La detta Basilica giunse ad avere un abate e quattordici canonici che l'officiavano, ma poi andò a poco a poco in rovina, tanto che mons. Nicolo Leopoldo Lomellini, vescovo di Brugnato dal 1722 al 1754, scrisse nel suo diario: «Non rimane però luogo a descrivere detta Chiesa, che meriterebbe piuttosto di essere compianta a lacrime di sangue, mentre è talmente rovinata, senza tetto, senza porta, senza altare e gli animali vi entrano a loro beneplacito, onde mette orrore a chi la vede e scandalo a chi è informato dei redditi che aveva detta Abbazia. Ne io potrei rimediare a questo grave inconveniente, del quale ancorché avessi sincerato Roma le cose sarebbero andate a lungo e senza profitto, e ciò per molte ragioni che non voglio esporre a perpetua memoria e lascio che il Cielo provveda secondo che a lui piacerà».
        Nel 1599 verteva controversia tra l'Arcivescovo di Genova ed il Vescovo di Brugnato a chi dei due appartenesse la chiesa parrocchiale di S. Sabina e l'Abbazia di S. Adriano. Il Vescovo basava le proprie ragioni su precedenti visite pastorali compiute in Trigoso dai suoi predecessori.
        Non posso precisare l'epoca in cui fu edificata questa chiesa parrocchiale, ristorata ed ampliata nel 1642. Da una lapide murata sulla porta che immette nella sacrestia risulta che fu consacrata dal vescovo di Brugnato mons. Domenico Tatis. È una costruzione a tre navate con tre pilastri per parte.
        Nel 1874 il territorio parrocchiale subì uno smembramento con la costituzione della parrocchia di S. Pietro apostolo nell'importante e popolata frazione di Riva.
        Nel 1664 esisteva, in località BarBarcacima (monte S.Rocco), un eremitaggio con tre eremiti, di cui uno era insignito degli ordini minori, come si rileva dal permesso loro concesso dal vescovo Giovanni Battista Da Dieci in data 8 maggio 1664. Nel 1740 un altro eremita, Stefano De Michele, venne ad abitare il medesimo eremo di Barcacima con approvazione scritta del vescovo Nicolo Lomellini.
        Nel territorio parrocchiale si trovano due oratorii : uno pubblico per uso della Confraternita del Rosario, vicino alla Chiesa parrocchiale e l'altro semipubblico di. S. Adriano nella adiacenza del palazzo Crosa (antico palazzo Fieschi), costruito verso il 1750 sul posto dell'antica chiesa di S. Adriano. Di detta chiesa esiste solo un medaglione in ardesia, sopra il lavabo in sagrestia, raffigurante un papa (Adriano V) che sorregge con una mano una chiesa.
 

(1) Atti della Società Ligure di Storia Patria, vol. XXXI, parte I, pag. 212.
(2) Opera citata vol. XXXIX, pag. 759 e 760.
(3) Archivio dei Notai di Genova, pag. 93.
(4) «Clero di Genova» manoscritto del notalo DOMENICO Muzio nella Libreria Civica di Genova.