Il Santo Cristo di Sestri Levante
di Paolo Smeraldi (da la Veia Gianca - n. 6 genn. 2005) - (Foto Marco Bo)

Ad un anno dalla pubblicazione del volume fotografico "Il Santo Cristo nel '900", la parrocchia di Santa Maria di Nazareth ha dedicato una nuova opera alla sua reliquia più preziosa; entrambi i lavori sono nati sull'onda delle celebrazioni per il centenario dell'Incoronazione, nel 2003. La ricerca che ha portato al reperimento delle foto pubblicate nel primo volume è stata poi sviluppata fino a concretizzarsi nell'ultimo testo. "Il Santo Cristo di Sestri Levante" è uno studio fondato su un approccio critico a quanto tramandato dalle pubblicazioni precedenti e dalla tradizione orale.
L' intento era di discernere i fatti realmente accaduti e documentabili da quelli privi di riscontri, con particolare riferimento agli episodi miracolosi. Dopo quasi due anni di ricerche negli archivi parrocchiali e diocesani, che hanno permesso di accertare diversi eventi più o meno noti, ritengo che il valore del "Santo Cristo" consista soprattutto nell'essere simbolo della plurisecolare presenza cristiana a Sestri Levante.
Il crocifisso è comparso nella storia di Sestri settecento anni fa - quando il paese era popolato di pescatori e contadini - ed è rimasto in città sino ai giorni nostri, testimone degli innumerevoli cambiamenti sociali.
Secondo la tradizione orale, raccolta da Giovanni Descalzo nel racconto "La polena", il "Santo Cristo" sarebbe arrivato a Sestri dal mare, dopo essere stato divelto dalla prua di una nave in procinto di affondare dello stesso comandante, che non voleva andasse perduto un simbolo religioso. Dopo essere stato a lungo venerato nella chiesa di San Nicolo, nel Seicento il crocifisso fu trasferito in Santa Maria di Nazareth, cadendo progressivamente in abbandono. Dalla chiesa passò in  sacrestia, dove agli inizi del Settecento un canonico sagrista - tale Leonardo Bolasco avrebbe pensato di bruciarlo; in quell'occasione il crocifisso aprì gli occhi, fissandoli sul sacerdote e su un altro testimone, Cristoforo Rovasca. Il "miracolo", del quale non è stata trovata traccia nei documenti contemporanei, riportò in auge il "Santo Cristo", che da allora è sempre stato oggetto di grande venerazione, documentabile storicamente. Esso è stato portato in processione per implorare la salvezza dalla siccità, dal colera, dalle mareggiate, dalla guerra, dalla crisi della FIT; problemi diversi di tante persone che condividevano la stessa fede. L'importanza del "Santo Cristo" nella religiosità dei sestresi fu pienamente compresa da Mons. Podestà, cultore di storia locale e poeta, parroco di Santa Maria dì Nazareth all'inizio del secolo. Alla sua opera si devono il primo asilo ed il primo orfanotrofio di Sestri Levante, egli ottenne da papa Leone XIII l'incoronazione del crocifisso, avvenuta il 13 settembre 1903. E' degno di nota che la stessa persona fosse capace di esprimere una carità operosa verso i suoi concittadini e lo slancio per perseguire obiettivi altamente simbolici, quali appunto l'incoronazione. Podestà fu il padre spirituale di don Giovanni Stagnaro, la cui memoria è ancora viva a Sestri Levante in particolare come parroco di San Bartolomeo. Questi si adoperò moltissimo per le celebrazioni venticinquennali nel 1928, quando il parroco di Santa Maria di Nazareth era Mons. Giovanni Battista Trofello. A completamento delle solennità di quell'anno fu organizzata una delle prime edizioni della "barcarolata". Mons. Trofello continuò ad officiare la chiesa anche in tempo di guerra, rifiutando di sfollare in campagna per sottrarsi ai bombardamenti; al suono dell'allarme antiaerei egli si rifugiava nella cappella del "Santo Cristo". I rischi che volontariamente assunse, unitamente alla sua lunga permanenza a Sestri Levante (dal 1923 al 1969, anno della morte) gli valsero l'affetto e la riconoscenza dei sestresi. Nel 1978 don Giuseppe Dallorso promosse il restauro del "Santo Cristo", danneggiato dai tarli e ridipinto nel corso dei secoli in modo tale da alterarne le cromie originarie. Don Dallorso fu anche il primo sacerdote a portare il crocifisso in processione al cimitero urbano ed in barca nella Baia delle Favole, facendo appello alla particolare sensibilità dei pescatori e dei naviganti. Nel 1982 il "Santo Cristo" fu portato in processione alla FIT, una delle principali fabbriche entrata in crisi irreversibile; un gesto anticonformista che esprimeva l'attualità del messaggio cristiano di fronte ai problemi del mondo contemporaneo. In conclusione, è possibile interpretare la devozione al "Santo Cristo" come l'adesione dei sestresi al celebre invito formulato da Giovanni Paolo II all'inizio del suo pontificato con la frase "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo".

Ecco alcune immagini a ricordo del centenario dell'Incoronazione del 2003:

L'Arca del Santo Cristo esce per le vie della Città