LE CAMPANE DI TRIGOSO
di
Francesco Antonini

 

Con i suoi rintocchi, il concerto campanario di Santa Sabina in Trigoso scandisce ormai da molti anni le numerose vicende della vita parrocchiale e religiosa. 

La fabbrica dell’attuale torre campanaria ebbe inizio nel 1647 e, come risulta dai libri di cronaca parrocchiale, vi fu un lungo elenco di benefattori che contribuirono alla realizzazione del campanile; sempre nello stesso anno, i massari acquistarono una corda “per la campana”, per una spesa di £ 1,23.

Qualche anno più tardi, nel 1655 fu aggiunta la “campana grossa” ed anche in questo caso, ci furono fedeli che, di propria volontà, si tassarono per dotare la torre comunitaria del campanone: sempre sui registri parrocchiali risulta che, per mezzo di tale azione, i donatori furono esentati dal pagamento delle tasse.

Delle vecchie campane non rimane traccia, ma rimane l’ipotesi che il loro bronzo sia finito nella fossa di fusione delle nuove.

L’attuale concerto è formato da cinque campane, realizzate in quattro fusioni:

 

  • Campanone, di nota FA e massa di kg 750 circa. Il “campanone”, realizzato dal fonditore Andrea Maggiolo di Genova nel 1863, presenta la particolarità di avere la superficie abbellita da decorazioni quali modanature e bassorilievi raffiguranti putti e cherubini perfettamente intatti, identiche alle caratteristiche che abbelliscono i bronzi di un altra fonderia genovese (che aveva la propria sede in Salita di Mascherona): la Fonderia Fratelli Boero, già erede dell’antica fonderia Pagano. Pertanto si può ipotizzare che il fonditore Maggiolo fosse un dipendente o un socio di detta fonderia. (A tal proposito si confrontino le particolarità del campanone di Trigoso con quelle, ad esempio, delle campane di Santa Vittoria di Libiola, realizzate, appunto, dai Fratelli Boero nel terzo decennio  dell’Ottocento).

Questa è una campana “della tempesta”, poiché presenta l’iscrizione “A FULGURE ET TEMPESTATE LIBERA NOS DOMINE”, presa dalle preghiere recitate durante le processioni rogatorie, ed in passato suonata durante i nubifragi con lo scopo di salvare il raccolto. E’ palese il fatto che, anche i caratteri di detta iscrizione, appaiono del medesimo stile di quelli utilizzati dai fratelli Boero nelle loro fusioni;

  • Seconda campana, di nota SOL Bemolle e massa di kg 600. Frutto della fonderia Francesco Picasso (il signor “Checchin”) – sita nel porticciolo di Recco – presenta poche figure di santi a rilievo piuttosto logorate, il nome della fonderia e l’anno di fusione: 1838;
  • Terza campana, di nota LA Bemolle e massa di kg 410 circa. Fusa insieme alla seconda, presenta le stesse caratteristiche, cioè bassorilievi logorati di qualche santo, il nome della fonderia e l’anno di fusione.

Questa campana insieme con la seconda, erano state confiscate durante la Seconda Guerra Mondiale per motivi bellici, e recuperate nell’orto dei frati di viale Tappani di Chiavari dall’arciprete Cafferata, dopo due anni di ricerche; tali campane, a causa delle operazioni di smontaggio/rimontaggio, carico e scarico sono state leggermente danneggiate e presentano l’orlo particolarmente sbeccato.

  • Quarta campana, di nota SI Bemolle calante e massa di kg 300 circa. Realizzata nel 1928 da un’altra fonderia recchelina (omonima a quella sopra citata), la ditta Francesco Picasso, il cui titolare era soprannominato “Françeschin”. Sulla sua superficie vi sono bassorilievi di santi, del crocifisso e varie decorazioni floreali;
  • Quinta campana, di nota DO e massa di kg 210 circa. Fusa nel 1956 dalla fonderia Enrico Picasso e Figli di Avegno, presenta qualche rilievo raffigurante alcuni Santi e una interessante iscrizione: “QUESTA CAMPANA VOLLERO L’ARCIPRETE DON VITTORIO CAFFERATA E IL POPOLO DI SANTA SABINA IN TRIGOSO A GLORIA DI DIO E DELLA MADONNA DEL SANTO ROSARIO. SIT NOMEN DOMINI BENEDICTUM”.

 

Il suono del concerto campanario di Santa Sabina è regolato attualmente da un impianto elettrico opera della ditta Cav. Federico Terrile di Recco, in cui sono registrate, oltre a lodi religiose, le tradizionali suonate festive e funebri locali, come se fossero eseguite direttamente dal campanaro; tuttavia permane sempre la possibilità di suono manuale attraverso un impianto a “cordette”, con cui si possono eseguire i classici motivi liguri da  una persona seduta che aziona i batacchi con catenelle legate a mani, piedi e avambraccio.