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Nelle conclusioni al suo terzo Ciottolo “Riva Trigoso Frammenti del Passato” apparso in questa collana nel 2008, o più giustamente alla “piccola trilogia” come lui stesso l’aveva definita, il nostro Franco Pogioli sembrava aver messo la parola fine al suo narrare della vita, delle tradizioni, delle usanze, delle persone del nostro paese o meglio alle sue specifiche caratteristiche rionali o frazionali, termini più che mai impropri per noi tutti abituati a pensare incredibilmente da sempre a più paesi compresi in un unicum abitativo, lasciando ad altri il testimone per rievocare avvenimenti, fatti e persone che lo riguardassero. Insomma per non spezzare il filo della piccola ma grande storia dei suoi precedenti lavori che ci aveva fatto sognare e qualche volta provocato brividi e magone, tirato fuori dalla memoria fatti vissuti o sentiti raccontare e diventati immediatamente propri veniva evocato un ricambio generazionale che seguisse un solco già sapientemente tracciato.
Ma per fortuna non è stato così, con
tutto il rispetto per coloro delle giovani generazioni di scrittori
che vorranno cimentarsi in questo campo, Si percepisce in questa sua ultima fatica oltre al grande amore per il borgo natio la capacità di narrare, di osservare anche con occhio critico, di comprendere e di tradurre in letteratura i fatti ricordati e documentati. In questo suo narrare il tratteggio delle persone o delle figure più caratteristiche del paese sembra che tornino ad essere tra di noi, a rivivere. Si può quindi senza alcun dubbio affermare che anche questa ultima fatica dell’autore possa essere inquadrata come le opere precedenti in un filone di letteratura che definirei localistica o regionalistica, dove i termini usati non appaiono diminutivi dei contenuti, ma vogliono focalizzare un modo, una scelta narrativa legata ad una area locale o regionale, ai suoi avvenimenti, ai fatti, agli uomini, all’ambiente. “Nel vero artista questa non è mai una limitazione, anzi il motivo regionalista, è un pretesto per inserirsi nel quadro di un’arte che come tale, non ha più un’etichetta ed è, ove realmente abbia valore, semplicemente universale”. Queste parole, non mie, possono essere il giusto epilogo di questo Ciottolo che ancora una volta, grazie al suo autore ha avuto il merito non solo di ricordare, ma spero di provocare emozioni a chi avrà l’occasione di leggerlo.
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