STORIA DI NAVI TRE
di
Angelo Ciccarelli
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"i ciottoli"
42
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Sagrato Chiesa di S. Sabina in Trigoso (Sestri Levante) - 22
luglio 2019
È molto
importante il lungo cammino della ricostruzione microstorica
intrapreso da Angelo Ciccarelli; si tratta di un percorso che
illumina, ancora una volta, sull’importanza storica del Cantiere
Navale di Riva Trigoso. Una storia iniziata il 15 giugno del
1898.
Da quella
data il destino di un’impresa industriale si è intrecciato con
l’intero territorio, portando il lavoro di centinaia d’operai a
legarsi in modo inscindibile con tecnici, disegnatori,
tracciatori, per costruire navi che avrebbero solcato i mari e
gli oceani dell’intero pianeta. Su quelle imbarcazioni
viaggeranno merci e uomini, equipaggi, viaggiatori ed emigranti.
In questi pochi passaggi troviamo conferma dell’utilità di un
minuzioso lavoro di ricomposizione, di riordino, di molte delle
navi prodotte e varate a Riva.
In questo
contesto, la nave non è solo il prodotto del lavoro, ma diventa
un mezzo straordinario per proiettare le attività del Cantiere
verso altri confini, destini, avventure, talvolta tragedie. Il
lavoro di Angelo Ciccarelli ci permette di rivisitare questo
immenso modello culturale, paradigma di una microstoria locale
che si dirama in ogni luogo bagnato da acque marine o fluviali.
Il
cantiere e le sue navi diventano un laboratorio totale: qui si
predispongono nuove tecniche di costruzione e maturano lotte per
diritti civili e del lavoro. Questi due concetti sono
inscindibili, diventeranno la linea costante dell’evoluzione
tecnica navale e conseguente maturazione di un moderno movimento
operaio. Come non ricordare gli anni della dura lotta contro le
“macchinette” nel lontano inizio Novecento, mesi di sacrifici
per sostenere le richieste di un lavoro rispettoso, non
sfruttato, compatibile con la salute delle maestranze. Quelle
conquiste garantiranno il futuro cammino del Cantiere, con navi
sempre più moderne, tecnicamente evolute, costruite da
specialisti capaci di guardare al lavoro come diritto e, nello
stesso tempo, come mezzo per produrre, per garantire una forte
economia dell’intero territorio. Nelle centodiciassette navi
descritte nei tre libri si rispecchiano contemporaneamente
questi valori e queste immagini di storia, di metalli forgiati,
di lamiere piegate e saldate, di vari come battesimi di creature
capaci di vivere nei mari del mondo.
Nel 2013
mi sono trovato a ricostruire una delle tante cronache
dell’immigrazione dal chiavarese verso le Americhe, più in
particolare di una famiglia partita dalla Val Graveglia per
raggiungere New York. Nelle tante carte d’archivio è possibile
ritrovare date e precisi contesti di quel viaggio, con
l’immagine costante del porto di Genova e di un bastimento che
attraverserà l’oceano per approdare a New York. Con quella
famiglia viaggiava una giovanissima ragazza, una giovane donna
che troverà lavoro alla “Triangle”: il suo nome era Emilia
Prato. Sarà una delle vittime dell’incendio di quel grattacielo
laboratorio, una tragedia che scuoterà l’intera opinione
pubblica americana ed europea, la data dell’incendio indicherà
un simbolo che giungerà sino ai nostri giorni: l’8 marzo,
giornata internazionale della donna. Nelle carte di Ellis Island
leggiamo che il suo ultimo viaggio fra Genova e New York avvenne
con nave Sicilia, una delle tante imbarcazioni della flotta
della Navigazione Generale Italiana: nave costruita a Riva
Trigoso.
Questo
passaggio mi permette di ritornare al lavoro di Angelo
Ciccarelli, in particolare ad un passaggio del suo libro: “la
storia delle navi è innanzi tutto, storia di uomini e di donne,
degli artefici della costruzione di queste imponenti
realizzazioni dell’ingegno umano,
navi di ogni sorta che nel tempo hanno solcato i mari del mondo
facendo conoscere in ogni dove
il nome del mio paese e la laboriosità dei suoi abitanti
e di quelli del circondario”. Queste poche righe riassumono
con efficacia il senso dell’intera ricerca e di come l’autore
intenda interpretare la sua opera: un libro da leggere per
comprendere, ancora una volta, che la nostra storia è maturata e
cresciuta nella terra e nel mare in cui viviamo.
Angelo
Ciccarelli ci propone una riflessione sul pensiero di
Sant’Agostino, riportando alcune considerazioni sul rapporto tra
memoria e futuro, giungendo ad affermare che tali divisioni non
esistono: “È inesatto dire che i tempi sono: passato, presente,
futuro. Forse sarebbe esatto direi che i tempi sono: passato del
presente, presente del presente, presente del futuro”.
L’efficacia di Agostino è nelle sue parole, tanto alte da non
risentire minimamente del trascorrere del tempo, del tempo che
diventa storia e la contiene, dove i protagonisti sono gli
uomini e il modo d’interpretare le loro vite. In questo “spazio”
vive e si sviluppa il significato di cultura e storia, in un
rapporto costante e indivisibile. Il lavoro di Angelo Ciccarelli
ci guida in questo ambito, dove il lavoro del passato si
proietta nel presente, cercando di fornire conoscenze per un
futuro possibile.
Giorgio “Getto” Viarengo
Storico e
scrittore
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