SERGIO STAGNARO
di RIVA TRIGOSO
Uomo Medico Dottore
a cura di
Marco Bo
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"i
ciottoli"
53
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Chiesa di S. Sabina in
Trigoso (Sestri Levante)
4 Ottobre 2024
Il
“ciottolo” n. 53 vuol ricordare la figura di un grande personaggio: un padre di famiglia, un medico e uno scienziato che ha dedicato la sua
vita ai suoi cari e al bene di tutta la nostra comunità. In questa
pubblicazione, oltre ai momenti essenziali della sua vita e la sua
intensa e quotidiana umanità , sono raccolti ricordi e testimonianze che
mettono in evidenza il suo operato di medico e di scienziato, conosciuto
e riconosciuto in tutto il mondo. Era “u megu”: il medico di tutti, per
tutti aveva una parola e soprattutto un sorriso che metteva chiunque a
proprio agio e nelle condizioni ottimali per affrontare anche i più
difficili problemi di salute. Mi fa piacere ricordare Sergio per tutte
le sue qualità, per il bene che ha operato e, lasciatemelo dire, anche
perché era nato nel nostro borgo di Trigoso, a cui si sentiva
particolarmente legato e che denotava un valore aggiunto nella nostra
amicizia, che si era negli anni consolidata fortemente grazie al legame
con un comune amico, Giorgio Cretì, suo cognato. Sergio era per me un
amico, e tante volte un prezioso “consigliere” e soprattutto un grande
amico di mio padre Edoardo. Spesso si definiva e si sentiva un “parente”
per il profondo legame con la mia famiglia. Inoltre mia madre era una
Stagnaro e mia zia Caterina aveva sposato suo zio Alfonso, fratello di
suo padre. Suo zio e la zia hanno abitato per tantissimi anni nella casa
della famiglia, nel “carrugio” di Trigoso, in Via della Croce. Qui
Sergio visse con i suoi genitori: la mamma Ella, il papà Celestino (Celestrin)
che fu il primo ufficiale postale di Riva Trigoso e lo zio Don Augusto,
per tanti anni parroco a Zignago, che mantenne sempre una sua camera in
questa dimora. Ricordo che in questa stanza era esposta una grande
statua della Madonna di Lourdes che nei miei ricordi di bambino sembrava
ancora più grande e imponente. Dobbiamo a Sergio il riconoscimento e il
merito di aver scoperto il legame del borgo di Trigoso con Giovannino
Guareschi, che ci ha permesso di allacciare una profonda relazione di
affetto con Carlotta ed Alberto, i figli, culminata in questi anni con
importanti momenti di festa, di amicizia e di attività culturali. Non mi
soffermo a descrivere le sue qualità di dottore: ricordo con piacere che
era un medico “all’antica”, sempre presente, premuroso, apprezzato e
rispettato da tutti e rispettoso di tutti.
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