Adriano subì il martirio sotto il regno dell'imperatore Massimiano; costui,
mentre si trovava a Nicomedia, ordinò agli abitanti di ricercare tutti i
cristiani: allora, per avidità di denaro o per timore di incorrere nell'ira
dell’Imperatore, si vide il vicino denunciare il vicino e il parente
denunciare il parente: cosicché trentatre cristiani furono arrestati e
condotti dinanzi all'imperatore.
Disse loro Massimiano: «Non sapete quale è la pena a cui sono condannati i
cristiani?» E quelli: «La sappiamo e deridiamo la stoltezza dei tuoi
comandi». Allora l'imperatore, irato, ordinò che fossero battuti con i nerbi
di bue e percossi con pietre nel volto: dipoi li fece chiudere in carcere,
carichi di catene. Ma Adriano, che comandava i soldati, ammirando la
costanza dei martiri, gli disse: «Vi scongiuro, in nome del vostro Dio, di
dirmi quale ricompensa aspettate in cambio di tante sofferenze». Risposero i
santi: «L'occhio non la vede, ne l'orecchio l'ode, ne il cuore può gustarla:
tanto è perfetta la ricompensa preparata da Dio ai suoi fedeli». Disse
allora Adriano. «Prendetemi con voi per che anch'io sono cristiano!»
L'imperatore subito lo fece gettare in prigione. Natalia, moglie di Adriano
pianse e si disperò; ma quando seppe che il marito soffri va per la fede
cristiana, corse in prigione e baciò le sue catene e quelle degli altri
cristiani esultando di gioia perché anche lei, nel segreto del cuore,
credeva in Cristo. Disse poi al marito: «Felice sei tu, Adriano, mio
signore, poiché hai trovato una ricchezza ben maggiore di quella che i tuoi
genitori ti hanno lasciato; ricchezza di cui avranno bisogno anche coloro
che, qui sulla terra, molta ne posseggono, quando giungerà quel giorno
estremo in cui il padre non potrà intercedere per il figlio, ne la madre per
la figlia, né l'amico per l'amico!» Lo esortò poi a disprezzare ogni bene
terreno, a non ascoltare ne amici ne parenti e a tener fisso il cuore nella
celeste beatitudine. Rispose Adriano a Natalia: «Va', sorella mia! Io ti
chiamerò nel giorno del martirio perché tu sia spettatrice della nostra
morte». Dopodiché la donna raccomandò il marito agli altri santi e tornò a
casa. Quando Adriano seppe che il giorno dell'estremo supplizio era
arrivato, col denaro ottenne dai guardiani il permesso di andare a chiamare
Natalia, come le aveva promesso. Ed ecco che un tale, vedendo Adriano per la
strada, corse dalla moglie e le disse : «Adriano è stato rimesso in
libertà!» La donna credendo che il marito avesse avuto paura del martirio
scoppiò in pianto e gli chiuse in faccia la porta dicendo : « Stia lontano
da me colui che si allontanò da Dio perché io non debba rispondere a quella
voce che rinnegò il Signore!» Poi si rivolse al marito e disse : «O uomo
misero, senza Dio! Chi ti ha costretto ad intraprendere un'opera che non
avevi il coraggio di compiere? Chi ti ha separato con lusinghiere parole dal
consorzio dei santi? Perché hai disertato la lotta prima ancora che
cominciasse, perché sei perito prima ancora di essere stato raggiunto da una
sola freccia? Ahimè infelice, cosa debbo fare, sposa a questo empio? Un
eterno obbrobrio ricadrà sulla mia testa!».
Adriano tutto si rallegrava ammirando tanta forza d'animo in una donna
giovane, nobile, bellissima e a lui sposata da appena quattordici mesi. Ma
quando la vide troppo afflitta le disse: «Aprimi, Natalia, perché non sono
qui per aver sfuggito il martirio, ma per condurti con me sul luogo
dell'estremo supplizio!» Rispose la donna ancora incredula: «Ecco questo
rinnegato con quali parole cerca di sedurmi! Ecco come mentisce questo
secondo Giuda! Via da me, o misero o vado ad uccidermi per non dover più
vivere con tè ». Poiché Natalia indugiava ad aprire la porta gridò Adriano:
«Aprimi subito o non mi vedrai più e molto ti pentirai di aver agito in tal
modo verso di me! Io devo andarmene subito perché i cristiani che ho
lasciato in carcere non debbano sopportare dai guardiani anche i tormenti a
me destinati». Quando Natalia udì queste parole aprì la porta, abbracciò il
marito, e con lui si recò in carcere dove deterse con purissimi lini le
piaghe dei martiri.
Infine l'imperatore comandò che i cristiani fossero portati alla sua
presenza: coloro che per i supplizi già sofferti non avevano la forza di
camminare, furono trascinate come bestie ferite. Adriano li seguiva,
camminando con le mani legate dietro la schiena; non appena fu steso sul
cavalletto Natalia gli si avvicinò e gli disse: «Mio signore, non tremare
dinanzi ai tormenti: la sofferenza sarà di breve durata ma eterna la gioia
in unione alle schiere angeliche ». Poi andò di corsa dagli altri cristiani
per annunziar loro come coraggiosamente Adriano sopportasse il martirio.
Frattanto l'imperatore comandò al santo di Dio di non bestemmiare gli dei,
ma quegli rispose : «Se io soffro tanti tormenti per aver bestemmiato i
falsi dei, quanti ne dovrai sopportare tu che rinneghi l'unico vero Dio?» E
l'imperatore: «Gli empi cristiani ti hanno insegnato queste parole ». E
Adriano: «Perché chiami empi coloro che sono maestri di vita eterna?»
Natalia con grande gioia ascoltava le risposte del marito e le riferiva agli
altri cristiani. Allora l'imperatore comandò che il santo fosse battuto da
quattro robustissimi uomini: dopodiché fu di nuovo chiuso in carcere con i
visceri che gli fuoriuscivano dal ventre. Adriano era un giovane bello e
delicato e Natalia vedendolo steso a terra tutto piagato esclamò: «Felice
sei, mio signore, perché sei degno di entrare a far parte dei beati! Felice
sei, mio diletto, perché soffri per Colui che tanto ha sofferto per tè! Sii
costante e vedrai la gloria di Dio». Quando l'imperatore venne a sapere che
molte donne soccorrevano i cristiani, comandò che gli fosse proibito di
entrare nelle carceri. Ma Natalia si tagliò i capelli, si vestì da uomo e
seguitò ad assistere il marito: le altre matrone seguirono il suo esempio.
Frattanto la donna chiese al marito, non appena fosse giunto a far parte
dell'eterna gloria, di ottenere dal Signore che presto la chiamasse a sé da
questo mondo, conservando in tatto il suo corpo. Frattanto l'imperatore,
avvertito che le donne seguitavano a frequentare le prigioni, ordinò di
uccidere i cristiani spezzandogli le membra. Natalia, temendo che il marito
venisse meno alla sua fede alla vista delle sofferenze altrui, ottenne dai
carnefici che cominciassero da lui. Quando gli ebbero tagliati i piedi e
spezzate le gambe; Natalia volle che gli tagliassero anche una mano perché
non fosse secondo agli altri santi che più di lui avevano sofferto.
Dopodiché Adriano morì insieme ai suoi santi compagni. L'imperatore allora
comandò che i corpi dei martiri venissero bruciati. Natalia si nascose in
seno la mano del marito e quando i corpi dei santi furono gettati sul rogo
anche la donna avrebbe voluto bruciare con loro: ma una impetuosissima
pioggia si riversò dal cielo e impedì che le sacre membra venissero divorate
dal fuoco: cosicché i cristiani poterono trasportarle a Costantinopoli e
seppellirle. Quando la pace fu restituita alla Chiesa, con grandi onori,
furono riportate a Nicomedia.
Questo
martirio ebbe luogo nell'anno del Signore 280.
Natalia tornò a casa e conservò religiosamente la mano di Adriano: anzi, per
consolarsi della perdita del marito, era solita tenerla sul proprio
guanciale. Dopo qualche tempo un tribuno, colpito dalla bellezza della
giovane donna, la fece chiedere in isposa. Rispose Natalia: «Quale onore per
me sposare un tale uomo! Ma chiedo, per prepararmi, tre giorni di tempo».
Sperava così di aver modo di fuggire. Poi si mise in preghiera per ottenere
da Dio che conservasse intatto il suo corpo: in tale preghiera si addormentò
e nel sogno un martire le apparve, dolcemente la consolò e la esortò a
recarsi là dove riposava il corpo del marito.
Subito la donna si svegliò, prese la mano di Adriano e salì su di una nave
insieme con molti altri cristiani. Quando il tribuno venne a conoscenza
della fuga si mise a inseguire Natalia con un'altra nave ma una gran
tempesta lo costrinse a desistere da questa impresa.
Ed ecco che a mezzanotte il diavolo prese l'aspetto di un marinaio e salì su
una nave magica; poi si presentò a coloro che navigavano con Natalia e gli
disse: «Donde venite e dove siete diretti?» E quelli: «Veniamo da Nicomedia
e andiamo a Costantinopoli». E il diavolo: «Seguite una direzione sbagliata:
voltate a sinistra!» Diceva così per indurii in errore e mandarli a
naufragare contro gli scogli. Ma subito dopo apparve Adriano, esortò il
comandante della nave a non cambiare direzione e affermò che era stato lo
spirito. Maligno a volerli ingannare. Dopodiché si mise a camminare sulle
acque dinanzi alla nave: la qual cosa riempì di gioia l'animo di Natalia.
Sul far del giorno la nave giunse felicemente nel porto di Costantinopoli:
Natalia si recò sul sepolcro dei martiri di Nicomedia e depose la mano
accanto al corpo di Adriano. Poi si mise in preghiera e si addormentò: in
sogno le apparve il marito che le ordinò di seguirlo nell'eterna pace. La
donna si svegliò, raccontò la visione avuta, poi salutò i cristiani che la
circondavano e spirò: quelli devotamente ne seppellirono il corpo accanto a
quello del martire Adriano. |