SANT'ADRIANO

  Papa ADRIANO V, ricordato da Dante nel canto XIX del purgatorio, nipote di Papa Innocenzo IV, fece costruire a Trigoso la sua grande Abbazia, il suo palazzo papale e le “case” dell’Abate e dei venti canonici che l’officiavano. Sulle rovine di questo tempio sorge attualmente una Cappella di più modeste proporzioni (1750 ca), dove si conserva un importante bassorilievo in ardesia raffigurante Papa Adriano con la sua Abbazia; nel giardino fa bella mostra una trecentesca fontana ottagonale in marmo. Il palazzo papale nel ‘600 è stato conglobato con l’antico Ospitale in un unico grande stabile: l’attuale palazzo Crosa. Le celle dei prelati sono ora una serie di case, che formano Via del Paraso.

Sant' Adriano
m. 280

Nota da: Libreria Editrice Fiorentina, 1998, Firenze
Jacopo da Varagine, Leggenda aurea, volume 2°

   Adriano subì il martirio sotto il regno dell'imperatore Massimiano; costui, mentre si trovava a Nicomedia, ordinò agli abitanti di ricercare tutti i cristiani: allora, per avidità di denaro o per timore di incorrere nell'ira dell’Imperatore, si vide il vicino denunciare il vicino e il parente denunciare il parente: cosicché trentatre cristiani furono arrestati e condotti dinanzi all'imperatore.
Disse loro Massimiano: «Non sapete quale è la pena a cui sono condannati i cristiani?» E quelli: «La sappiamo e deridiamo la stoltezza dei tuoi comandi». Allora l'imperatore, irato, ordinò che fossero battuti con i nerbi di bue e percossi con pietre nel volto: dipoi li fece chiudere in carcere, carichi di catene. Ma Adriano, che comandava i soldati, ammirando la costanza dei martiri, gli disse: «Vi scongiuro, in nome del vostro Dio, di dirmi quale ricompensa aspettate in cambio di tante sofferenze». Risposero i santi: «L'occhio non la vede, ne l'orecchio l'ode, ne il cuore può gustarla: tanto è perfetta la ricompensa preparata da Dio ai suoi fedeli». Disse allora Adriano. «Prendetemi con voi per che anch'io sono cristiano!» L'imperatore subito lo fece gettare in prigione. Natalia, moglie di Adriano pianse e si disperò; ma quando seppe che il marito soffri va per la fede cristiana, corse in prigione e baciò le sue catene e quelle degli altri cristiani esultando di gioia perché anche lei, nel segreto del cuore, credeva in Cristo. Disse poi al marito: «Felice sei tu, Adriano, mio signore, poiché hai trovato una ricchezza ben maggiore di quella che i tuoi genitori ti hanno lasciato; ricchezza di cui avranno bisogno anche coloro che, qui sulla terra, molta ne posseggono, quando giungerà quel giorno estremo in cui il padre non potrà intercedere per il figlio, ne la madre per la figlia, né l'amico per l'amico!» Lo esortò poi a disprezzare ogni bene terreno, a non ascoltare ne amici ne parenti e a tener fisso il cuore nella celeste beatitudine. Rispose Adriano a Natalia: «Va', sorella mia! Io ti chiamerò nel giorno del martirio perché tu sia spettatrice della nostra morte». Dopodiché la donna raccomandò il marito agli altri santi e tornò a casa. Quando Adriano seppe che il giorno dell'estremo supplizio era arrivato, col denaro ottenne dai guardiani il permesso di andare a chiamare Natalia, come le aveva promesso. Ed ecco che un tale, vedendo Adriano per la strada, corse dalla moglie e le disse : «Adriano è stato rimesso in libertà!» La donna credendo che il marito avesse avuto paura del martirio scoppiò in pianto e gli chiuse in faccia la porta dicendo : « Stia lontano da me colui che si allontanò da Dio perché io non debba rispondere a quella voce che rinnegò il Signore!» Poi si rivolse al marito e disse : «O uomo misero, senza Dio! Chi ti ha costretto ad intraprendere un'opera che non avevi il coraggio di compiere? Chi ti ha separato con lusinghiere parole dal consorzio dei santi? Perché hai disertato la lotta prima ancora che cominciasse, perché sei perito prima ancora di essere stato raggiunto da una sola freccia? Ahimè infelice, cosa debbo fare, sposa a questo empio? Un eterno obbrobrio ricadrà sulla mia testa!».
Adriano tutto si rallegrava ammirando tanta forza d'animo in una donna giovane, nobile, bellissima e a lui sposata da appena quattordici mesi. Ma quando la vide troppo afflitta le disse: «Aprimi, Natalia, perché non sono qui per aver sfuggito il martirio, ma per condurti con me sul luogo dell'estremo supplizio!» Rispose la donna ancora incredula: «Ecco questo rinnegato con quali parole cerca di sedurmi! Ecco come mentisce questo secondo Giuda! Via da me, o misero o vado ad uccidermi per non dover più vivere con tè ». Poiché Natalia indugiava ad aprire la porta gridò Adriano: «Aprimi subito o non mi vedrai più e molto ti pentirai di aver agito in tal modo verso di me! Io devo andarmene subito perché i cristiani che ho lasciato in carcere non debbano sopportare dai guardiani anche i tormenti a me destinati». Quando Natalia udì queste parole aprì la porta, abbracciò il marito, e con lui si recò in carcere dove deterse con purissimi lini le piaghe dei martiri.
Infine l'imperatore comandò che i cristiani fossero portati alla sua presenza: coloro che per i supplizi già sofferti non avevano la forza di camminare, furono trascinate come bestie ferite. Adriano li seguiva, camminando con le mani legate dietro la schiena; non appena fu steso sul cavalletto Natalia gli si avvicinò e gli disse: «Mio signore, non tremare dinanzi ai tormenti: la sofferenza sarà di breve durata ma eterna la gioia in unione alle schiere angeliche ». Poi andò di corsa dagli altri cristiani per annunziar loro come coraggiosamente Adriano sopportasse il martirio.
Frattanto l'imperatore comandò al santo di Dio di non bestemmiare gli dei, ma quegli rispose : «Se io soffro tanti tormenti per aver bestemmiato i falsi dei, quanti ne dovrai sopportare tu che rinneghi l'unico vero Dio?» E l'imperatore: «Gli empi cristiani ti hanno insegnato queste parole ». E Adriano: «Perché chiami empi coloro che sono maestri di vita eterna?» Natalia con grande gioia ascoltava le risposte del marito e le riferiva agli altri cristiani. Allora l'imperatore comandò  che il santo fosse battuto da quattro robustissimi uomini: dopodiché fu di nuovo chiuso in carcere con i visceri che gli fuoriuscivano dal ventre. Adriano era un giovane bello e delicato e Natalia vedendolo steso a terra tutto piagato esclamò: «Felice sei, mio signore, perché sei degno di entrare a far parte dei beati! Felice sei, mio diletto, perché soffri per Colui che tanto ha sofferto per tè! Sii costante e vedrai la gloria di Dio». Quando l'imperatore venne a sapere che molte donne soccorrevano i cristiani, comandò che gli fosse proibito di entrare nelle carceri. Ma Natalia si tagliò i capelli, si vestì da uomo e seguitò ad assistere il marito: le altre matrone seguirono il suo esempio. Frattanto la donna chiese al marito, non appena fosse giunto a far parte dell'eterna gloria, di ottenere dal Signore che presto la chiamasse a sé da questo mondo, conservando in tatto il suo corpo. Frattanto l'imperatore, avvertito che le donne seguitavano a frequentare le prigioni, ordinò di uccidere i cristiani spezzandogli le membra. Natalia, temendo che il marito venisse meno alla sua fede alla vista delle sofferenze altrui, ottenne dai carnefici che cominciassero da lui. Quando gli ebbero tagliati i piedi e spezzate le gambe; Natalia volle che gli tagliassero anche una mano perché non fosse secondo agli altri santi che più di lui avevano sofferto. Dopodiché Adriano morì insieme ai suoi santi compagni. L'imperatore allora comandò che i corpi dei martiri venissero bruciati. Natalia si nascose in seno la mano del marito e quando i corpi dei santi furono gettati sul rogo anche la donna avrebbe voluto bruciare con loro: ma una impetuosissima pioggia si riversò dal cielo e impedì che le sacre membra venissero divorate dal fuoco: cosicché i cristiani poterono trasportarle a Costantinopoli e seppellirle. Quando la pace fu restituita alla Chiesa, con grandi onori, furono riportate a Nicomedia.

Questo martirio ebbe luogo nell'anno del Signore 280.

Natalia tornò a casa e conservò religiosamente la mano di Adriano: anzi, per consolarsi della perdita del marito, era solita tenerla sul proprio guanciale. Dopo qualche tempo un tribuno, colpito dalla bellezza della giovane donna, la fece chiedere in isposa. Rispose Natalia: «Quale onore per me sposare un tale uomo! Ma chiedo, per prepararmi, tre giorni di tempo».
Sperava così di aver modo di fuggire. Poi si mise in preghiera per ottenere da Dio che conservasse intatto il suo corpo: in tale preghiera si addormentò e nel sogno un martire le apparve, dolcemente la consolò e la esortò a recarsi là dove riposava il corpo del marito.
Subito la donna si svegliò, prese la mano di Adriano e salì su di una nave insieme con molti altri cristiani. Quando il tribuno venne a conoscenza della fuga si mise a inseguire Natalia con un'altra nave ma una gran tempesta lo costrinse a desistere da questa impresa.
Ed ecco che a mezzanotte il diavolo prese l'aspetto di un marinaio e salì su una nave magica; poi si presentò a coloro che navigavano con Natalia e gli disse: «Donde venite e dove siete diretti?» E quelli: «Veniamo da Nicomedia e andiamo a Costantinopoli». E il diavolo: «Seguite una direzione sbagliata: voltate a sinistra!» Diceva così per indurii in errore e mandarli a naufragare contro gli scogli. Ma subito dopo apparve Adriano, esortò il comandante della nave a non cambiare direzione e affermò che era stato lo spirito. Maligno a volerli ingannare. Dopodiché si mise a camminare sulle acque dinanzi alla nave: la qual cosa riempì di gioia l'animo di Natalia. Sul far del giorno la nave giunse felicemente nel porto di Costantinopoli: Natalia si recò sul sepolcro dei martiri di Nicomedia e depose la mano accanto al corpo di Adriano. Poi si mise in preghiera e si addormentò: in sogno le apparve il marito che le ordinò di seguirlo nell'eterna pace. La donna si svegliò, raccontò la visione avuta, poi salutò i cristiani che la circondavano e spirò: quelli devotamente ne seppellirono il corpo accanto a quello del martire Adriano.