Don VITTORIO CAFFERATA
Abate-Arciprete di S. Sabina
 

da "La Voce del Borgo Antico" (anno II n. 1) di Edoardo Bo


       Perchè ricordo il mio Parroco

Ci siamo lasciati in pace e con Dio.

Ci siamo lasciati in terra per incontrarci in cielo, ci siamo lasciati nel ricordo del passato per la gloria di Dio e della Chiesa.

Ci siamo lasciati per la storia della vita, ma non per quella eterna, che un giorno ci riunirà di fronte al Giudice Supremo.

Ci siamo lasciati.

Ma io vivo nel suo ricordo.

Lo vedo il mio parroco, il giorno del suo possesso.

Era arrivato a Trigoso, figlio della terra di Verici con l'intenzione di operare al bene della Chiesa. E per la Chiesa ha lottato, ha combattuto, ha operato. La vita ci insegna che nessuno è perfetto, la Chiesa ci insegna a perdonare e a superare i momenti della vita, il tempo ci insegna a guardare più in alto dei nostri pensieri per il domani, per il bene del domani, per l'affermazione dei principi fondamentali del Vangelo.

E sono passati veloci gli anni e, il mio Parroco, tanto amato da chi crede in Dio, ha compiuto quanto per altre circostanze gli altri non avevano saputo.
Lo ricordo il primo giorno del suo arrivo a Trigoso, lo ricordo per oltre un decennio per essergli stato al suo fianco; lo ho accompagnato al Camposanto, prima ho gioito seppur nel dolore di averlo ancora sorretto quando ormai era senza vita.

Quanto bene ho provato a far questo per il mio Parroco, quanta soddisfazione mi sono sentito ad essergli vicino, Lui pastore di anime, padre nostro, ed io umile figlio della terra che vive e combatte per la causa che Lui aveva da 45 anni abbracciato, per Dio, per il bene degli uomini, in umiltà, in carità.

Ed è volato a Dio, iscrivendo il suo nome nella storia dell'antico borgo che Lui ha amato, che lui ha difeso, che Lui ha sposato per il bene dei suoi parrocchiani.

Son facili le adulazioni dopo la morte. L'incenso profumato potrebbe cancellare i ricordi nel tempo, ma non posso fare a meno di affermare con un senso di devozione, che è stato un vero Sacerdote, che ha saputo donare in umiltà il tempo della sua vita al bene della Chiesa.
Ho pianto quando ho baciato la bara, ma l'ho lasciato nella pace di Dio e proprio in quell'istante, l'ho visto dinnanzi a me, prorompente, forte della sua personalità, ma anche sorridente, che mi diceva: Caro Edo, ricordati di vivere in Dio la vita che ti resta!

L'ho lasciato e, passando davanti a mio padre, poco lontano, gli ho promesso che continuerò sulla strada della fede.

Penso aver ricordato in umiltà il mio Parroco, il vostro Parroco, gente della mia terra. Penso che quanto io ho scritto in povere parole sia anche il vostro ricordo.
Ricordiamolo il nostro Parroco, che benedì i nostri figli e i nostri morti.

Ricordiamolo nelle preghiere, sarà per lui la più bella gioia.

La sua tomba si trova nel cimitero di Trigoso.