DAL SOLE DI TRIGOSO
ALL’ABISSO DI PORTOFINO
IL VINO INTRIGOSO DIVENTA SPUMANTE SOMMERSO
di
Chi, in macchina o anche a piedi, sale verso Bracco, subito dopo i
primi tornanti di Trigoso, sulla destra tra la località Doria e
u prou de Bedin, non può
fare a meno di ammirare un bel poggio coltivato a vite. E siccome
chi guarda sa che in Liguria la vite da vino coltivata in modo
razionale era scomparsa non può non chiedersi chi ha avuto l’idea e
il coraggio di impiantare nuove vigne.
L’artefice dell’impresa è Pierluigi Lugano, titolare
dell’Azienda
Agricola Bisson dove si producono e imbottigliano
vini di antica fama qui sulla Riviera. Siamo andati a trovarlo e da
lui abbiamo avuto la conferma che l’uomo, sempre, prima abbandona le
tradizioni poi si affanna per il loro recupero.
Da dove arriva il nome veneto
della ditta?, gli abbiamo subito chiesto.
La storia del nome veneto di questa azienda nasce dal fatto che
quando facevo l’insegnante in Veneto ho sposato una ragazza del
luogo con la quale abbiamo pensato di aprire questa attività e di
intestarla al nome di lei.
In quale anno?
Nel 1978. E poi il nome
è rimasto nonostante che nel 1995 una disgrazia se l’è portata via,
mia moglie.
C’era da mordersi la lingua
per aver avergli involontariamente ricordato tempi tanto dolorosi.
Perciò abbiamo cambiato registro.
La cosa importante ai nostri
fini, abbiamo continuato, è l’idea di impiantare vigneti nuovi con
vecchi vitigni locali che si erano persi.
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Un bel grappolo di vermentino |
Si stavano perdendo, in effetti.
Vorremo far conoscere alla
gente com’è nata l’idea di prendere terreni in Trigoso per
impiantarvi vigne e come è stata realizzata.
Io in quegli anni vinificavo già utilizzando uve del territorio ma
acquistate da vignaioli locali che coltivavano la vite, e alcuni la
coltivano ancora, più a livello amatoriale che non da professionisti
però.
Pochi filari.
Sì. Diciamo che a quel tempo c’era ancora qualche produttore che
poteva raggiungere un’estensione vitata di mezzo ettaro o poco più.
Comunque, la mia intuizione veniva dalla constatazione che quella
realtà era destinata, anche se lentamente, a finire, vista l’età
avanzata di quei vignaioli e che gli stessi non venivano
rimpiazzati dai giovani. Oltretutto la purezza dei vitigni non era
assoluta perché quando reimpiantavano mettevano barbatelle non dello
stesso vitigno. Quindi si creava una certa promiscuità colturale, la
quale, non garantita da una attenta cura del terreno, non dava
la qualità auspicabile. Ho pensato che sarebbe stato molto importante fare
nuovi impianti utilizzando questi vitigni in purezza e soprattutto
regolamentando bene la resa delle uve.
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"Bisson",
Pierluigi Lugano, vendemmia il dolcetto |
Avete un vostro disciplinare?
E’ il disciplinare che indica come zona di produzione il Golfo del Tigullio, la quale zona parte dal comune di Moneglia
per arrivare fino al comune di Genova.
E voi oltre che dalla vigna
di Trigoso prendete uve
da chi?
Io oltre alla vigna di Trigoso ne ho impiantata anche una nel comune
di Castiglione Chiavarese, in località Campegli e poi ho adottato un
vigneto in comune di Casarza Ligure. Ho impiantato altre vigne o
ingrandito vigneti già esistenti. Così come ho fatto a Rio Maggiore
nell’area delle Cinque Terre.
Per produrre Sciacchetrà.
Produco vino bianco secco a d.o.C. delle Cinque Terre e una parte
delle uve vengono appassite per fare lo Sciacchetrà.
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I vigneti Bisson a Trigoso - Veduta
aerea |
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I terreni li avete acquisiti?
I terreni non sono di proprietà, ma acquisiti attraverso un
contratto di affitto.
Un vigneto dovrebbe durare
una trentina d’anni…
Si dice appunto che l’età media di un vigneto è intorno a
trent’anni.
Avete già programmato quel
che avverrà dopo? Quando è stato impiantato quello di Trigoso?
Il primo impianto è stato iniziato nel 1998 e per arrivare alla
completa messa a dimora delle barbatelle abbiamo impiegato
quattro-cinque anni.
Quindi avete ancora davanti
diversi anni di produzione.
Però, quella dei trent’anni non è una regola, è una indicazione
statistica come lo è quella di vita media per tutti gli esseri
viventi. Comunque, procedendo attraverso il rimpiazzo delle viti che
muoiono, la vigna di fatto può durare molto di più.
Ho visto che crede molto nel
progetto di un vino degli abissi. Che cos’è?
Innanzitutto in passato ho fatto parecchi tentativi di
spumantizzazione sui nostri vitigni, e sulla Bianchetta
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Grappoli di "bianchetta" |
in
particolare, e il risultato è apparso sempre incoraggiante. Di fatto
ci manca, c’è sempre mancato nel nostro territorio, l’elemento
principale per poter fare lo spumante, soprattutto per poterlo
gestire attraverso spazi ideali per la maturazione. Per
cui da ex insegnante di materie artistiche con una certa passione
per quelli che sono i numerosi relitti che si possono fotografare e
ammirare sui fondali marini, appunto, osservando questi relitti, mi
sono reso conto che in taluni casi le imbarcazioni affondate
trasportavano recipienti che contenevano vino.
Ben sigillati, naturalmente.
Sigillati con criteri dell’epoca. E’ apparso chiaro che questo
ambiente sommerso probabilmente per le condizioni climatiche, le
basse escursioni termiche, la costante di una temperatura, al riparo
dalla luce e quant’altro, mi hanno fatto capire che poteva essere un
ambiente ottimale per la conservazione e tanto più per la
maturazione dello spumante.
Mi è balenata questa idea alla quale ho pensato ed elaborato
molto nonché a quelli che potevano essere i problemi collaterali.
Finché, confidando l’idea ad alcuni funzionari che
disciplinano la regolamentazione di uno spumante, quelli che
potevano essere gli eventuali impedimenti burocratici per realizzare
un’opera del genere, ho notato che dallo stupore e dalla curiosità
si poteva passare ad una concreta realizzazione del progetto. E
quindi quest’anno, con la vendemmia scorsa, ho programmato la
raccolta di una partita di uva utilizzando i criteri delle uve
ideali per potere dare un vino tale da essere spumantizzato. Così ho
fatto e a questo punto il progetto è partito ed è in fase di
attuazione.
Si può dire allora che nei
prossimi anni avremo le bollicine sottomarine. Nelle grotte, negli
stabilimenti c’è un ambiente chiuso. Nel mare chi vieta ad un
sommozzatore disonesto di rubare il vino?
Innanzitutto le bottiglie non sono poste alla rinfusa ma in
contenitori robusti di
materiale inattaccabile dal salino e anche protetti da eventuali
malintenzionati. E comunque la profondità alla quale verranno posti
i contenitori è tale da scoraggiare comunque i malintenzionati.
I rapporti con lo Stato?
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Una rara immagine: il vigneto Bisson
sotto la neve |
L’idea è stata quella di associare questo, per il momento,
esperimento… di iniziare una collaborazione con il parco marino,
area protetta, per cui è già protetta di per sé perché è molto
controllata e monitorata da specialisti della geologia marina… E
abbiamo potuto ricostruire un po’ la storia della temperatura
costante a quella profondità, abbiamo capito che l’ambiente è anche
monitorato sotto l’aspetto del controllo degli inquinamenti. Per cui
le bottiglie si trovano in un ambiente garantito sotto questi due
aspetti.
Le risulta che tentativi del
genere siano stati fatti da qualche altra parte?
Io non ho fatto nessun tipo di ricerca e non ne ho mai sentito
parlare. Ciò non esclude che qualcuno l’abbia fatto. Ed anche le
persone, numerosissime, che negli ultimi tempi ho contattato e che
scrivono soprattutto di vini, non ne hanno sentito parlare. Quindi
mi sento autorizzato a pensare che se qualcuno dovesse averlo fatto,
l’avrebbe fatto in dimensioni molto contenute e per nulla
conosciute.
Quanto tempo si dovrà
aspettare per vedere i risultati?
Si parla di un minimo di diciotto mesi, nel quale la bottiglia che
ospita questo vino base spumante, che ha subito l’inoculo dei
lieviti e l’aggiunta di zucchero, il quale sarà attaccato e
elaborato dai lieviti, viene trasformato da vino tranquillo in vino spumante.
Un paio d’anni?
All’incirca un paio d’anni. La zona di deposito sarà tra Portofino e
Camogli nei pressi di Cala dell’Oro.
Quindi prenotiamoci per
quando lo spumante in..trigoso, o intrigante, verrà salpato dal
fondo del mare.
D’accordo.
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