VILLA CATTANEO DELLA VOLTA
(già DORIA)
La facciata lato torrente Gromolo |
La storia
I Doria, giunti a Sestri nella seconda metà del XV secolo, edificarono
successivamente presso il ponte medievale sul Gromolo un’abitazione popolarmente
appellata “il palazzotto”: essa è con buona probabilità da identificarsi con
l’attuale villa Cattaneo della Volta, passata nei primi decenni del Settecento
ai Durazzo, i quali tra il 1720 e il 1730 trasformarono il palazzotto in una più
elegante villa con annessa cappella; probabilmente furono ancora i Durazzo a
convertire l’annesso giardino e lo spazio verde circostante in una più florida
azienda agricola. Alla metà dell’Ottocento il complesso passò ai Cattaneo della
Volta – attuali proprietari – che continuarono l’opera di ampliamento
dell’edificio.
L’edificio
In origine le dimensioni della fabbrica erano limitate al corpo centrale,
ancora ben distinguibile per la diversa tipologia dei portali di ingresso e per
la diversa disposizione degli elementi decorativi. Dopo gli ampliamenti la villa
si presenta con un corpo allungato lungo l'asse viario antico (ora via
Nazionale), su due piani più ammezzato; una cornice marcapiano fa da base alle
balaustre delle finestrature del piano nobile. Addossato al corpo dell’edificio
è l’elegante tempietto a pianta centrale della cappella gentilizia.
La cappella gentilizia
L’elegante tempietto a pianta centrale fu eretto intorno al 1730 per volere di Giuseppe Maria Durazzo II. La facciata, scandita da lesene con capitelli corinzi, è conclusa da un timpano triangolare; sul tamburo circolare si eleva la cupola emisferica, che si raccorda ad un’alta lanterna mediante sobrie volute.
Per tradizione consolidata la cappella gentilizia della villa è sempre stata detta “cappella del Gaggini”. Tuttavia recenti ricerche d’archivio smentiscono questa tradizione: fu l’architetto imperiese Gio. Antonio Ricca il Giovane a realizzarne tra il 1728 e il 1729 il progetto.
L’interno conserva pregevoli opere d’arte. L’altare e il tabernacolo – dietro al quale è posta la data del 1730 – sono opere di buona fattura del marmoraro genovese Gaetano Torre. Nelle nicchie dei pilastri reggenti la cupola, quattro figure in stucco bianco: Sant’Anna, San Gioachino, Santa Elisabetta, San Giuseppe col Bambino. Sopra la parete interna dell’ingresso, un bassorilievo in marmo raffigurante la Fuga in Egitto, realizzato nel 1729 dallo scultore genovese Francesco Queirolo.
Il territorio e il giardino
Nel Settecento la proprietà Durazzo si estendeva fino a località Lapide e confinava a nord-est con quella del Conservatorio Fieschi. La superficie coltivata dalle sponde del torrente Gromolo arrivava poi a lambire le colline di punta Manara: nelle aree asservite alla villa si conservano ancora alcune case coloniche, come quelle in località Cantine Molinetto. Il territorio di pertinenza è stato pesantemente penalizzato dalla costruzione della ferrovia, dall’ampliamento della strada statale e dal sorgere di una grossa area industriale che ha tagliato in due l’area agricola. Si conserva invece il giardino, di ispirazione rinascimentale, ma in seguito addolcito nelle forme con l’incurvatura delle siepi e delle aiuole.