Prima del peccato originale, l’uomo viveva in uno stato semidivino in cui spartiva il cibo con il suo creatore, poi dovette piegare la schiena e darsi da fare per trarre dalla terra le risorse per la sua sopravvivenza. Le “colpe” di Adamo ed Eva, di Prometeo,
di Pandora non diedero più scampo a nessuno e l’umanità dovette conoscere una vita soprattutto di dolori e tribolazioni. Per molto tempo l’uomo visse di stenti, alla giornata, poi per un colpo di fortuna imparò a governare il fuoco. Si diede da fare e giunse ad altre scoperte ugualmente rivoluzionarie, come quella di conservare i grani
quando erano abbondanti, e capì che poteva sopravvivere con il suo ingegno. Risolto il problema della sopravvivenza, con la successiva scoperta del pane, quello schietto come nutrimento del corpo, l'uomo ebbe tempo per migliorare le tecniche d’uso degli strumenti che aveva costruito ed anche di cercarsi un companatico che servisse come
nutrimento dello spirito.
Anche nei periodi di carestia, il pane – bianco o nero oppure misto – è stato il prodotto che ha permesso ad intere popolazioni di non morire di fame, ma anche l’ingrediente per completare diete troppo povere senza di esso; soprattutto il pane di casa, quello
da affettare che durava una settimana. Il pane cosiddetto casareccio, spesso di farina integrale, che oggi si fa anche industrialmente, è rimasto nella nostra cultura ma quasi essenzialmente come ingrediente per la preparazione di bruschette, crostini e zuppe. I più famosi pani casarecci sono il pane toscano, poco salato, ed il pane di
Altamura, ottenuto essenzialmente da farina di grano duro, ma ci sono pani casarecci un po’ dappertutto, quelle grosse pagnotte alveolate che profumano di frumento, ed è chiaro che ogni regione vanti il suo. Un tempo era soprattuto il pane dei bambini, che lo mangiavano nel caffellatte, anche se era ottenuto da un solo cereale e non da
quattro o cinque mescolati assieme.
La nostra storia, quella del Mondo Occidentale, è la storia del grano e, conseguentemente, quella del pane; molte culture dove non si coltiva il grano non conoscono il pane e la loro storia è diversa dalla
nostra. Non c'è alimento che più del pane dia l'idea di sazietà e di benessere o, se manca, di fame e miseria, per cui il pane è stato sempre considerato elemento di importanza vitale, come l’aria, al punto che sempre nei periodi di carestia il suo commercio è stato regolamentato dalla legge: per il pane sono scoppiate rivolte popolari
famose.
Il pane ancora oggi è sinonimo di esistenza, di sopravvivenza, di grandissimo valore, anche spirituale, e lo testimoniano numerose espressioni di uso comune: guadagnarsi il pane, significa guadagnarsi da vivere;
perdere il pane, vuol dire perdere il lavoro e quindi la possibilità di sopravvivere; mangiare pane asciutto, mangiar pane senza companatico, campare e basta. Il pane è la vita non soltanto biologica ed molto importante nella liturgia e nelle preghiere dei cristiani. Per i quali è lo stesso Dio del pater noster che,
durante la celebrazione dell’eucarestia, nel momento in cui il sacerdote pronuncia la formula della consacrazione – dalla cialda azzima di farina bianca – si transustanzia.
Anche a Roma il pane era usato nelle cerimonie religiose: Plinio ci racconta che “gli antichi lo chiamavano adoreum, donde adorare, perché su focacce di farro venivano offerti i sacrifici agli dei.”
Ma, per tornare a terra, ribadiamo che biologicamente l’uomo non vive di solo pane. Forse un tempo gli bastava, ora ha bisogno assoluto anche del companatico, di qualcosa che lo renda più appetitoso. Mettere
qualcuno a pane e acqua, vuol dire infliggergli una punizione corporale.
Già il companatico. Importantissimo! Il pane quotidiano, bianco o scuro, di frumento o misto, dolce o amaro – salvo che nei periodi di carestia dovuti a cattivi raccolti o guerre – non è mai
mancato e fu una bella idea quella di mescolare semi ed erbe aromatiche, grassi e frutti vari all'impasto, ma già entriamo nel pane delle feste o delle grandi occasioni, delle solennità.
Il pan dolce, che si fa in tutta la Liguria ed è chiamato anche panettone, è un pane speciale che si fa durante le feste di Natale, così come i canestrelli di Brugnato.
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